TRIESTE – “Il proibizionismo favorisce il gioco illegale e quello patologico”: a dirlo sono gli esperti riuniti a Trieste al convegno “Gioco patologico e gioco irregolare. Le sfide di ieri, oggi e domani” organizzato dal Comune di Trieste, dalla SiiPaC (Società per l’intervento sulle patologie compulsive) e dall’Istituto Milton Friedman.
Nel corso del dibattito si è analizzato quanto sia diffuso il gioco irregolare e quanto esso incida sulla diffusione delle dipendenze da azzardo. “Se nel resto del Paese il gioco presenta degli aspetti problematici, nella nostra città la situazione è complicata dalla vicinanza alla frontiera. Chi vuole giocare ha un’alternativa ai concessionari italiani: basta fare qualche chilometro e trova tutta l’offerta di Casinò sloveni e slot machine accessibili senza problemi. Oltre a portare i soldi italiani fuori dai nostri confini, non offrono alcuna garanzia e protezione al giocatore”, ha sottolineato Lorenzo Giorgi, assessore al volontariato del Comune di Trieste.
“Dieci miliardi di introito erariale, 8 miliardi circa d’indotto, che si aggiungono alla normale tassazione sui redditi degli operatori. Oltre ad essere il settore industriale che maggiormente contribuisce alle entrate dello Stato, il gioco ha risvolti sociali significativi. A cominciare dall‘occupazione. E, naturalmente, c’è l’azzardo patologico che a sua volta presenta anche aspetti economici. Noi che, come istituto Milton Friedman, dedichiamo i nostri studi e approfondimenti all’ambito economico, abbiamo trovato naturale occuparcene con lo stesso impegno”, il commento del direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, Alessandro Bertoldi.
“Le informazioni diffuse sui media sono spesso fantasiose e in contrasto tra loro”, ha detto Luigi Nevola, fondatore dell’associazione La Sentinella. “Se vogliamo sapere quanti sono i giocatori patologici in Italia, troviamo cifre che vanno da 12 milioni a 12mila! Noi abbiamo fatto alcune indagini sul territorio di Bolzano e abbiamo visto come il divieto introdotto dalla legge provinciale abbia provocato l’arrivo di un’offerta illegale diffusissima e in meno di un anno ha fatto triplicare i giocatori patologici”.
Un’esperienza positiva quella riportata da Alessandro Ortombina, responsabile Politiche sociali dell’Istituto Milton Friedman: “A Verona abbiamo sperimentato, qualche anno fa, lo sportello sociale, nato per assistere persone in difficoltà. Lì abbiamo scoperto che molte di queste persone si trovavano in difficoltà economica proprio per colpa del gioco d’azzardo e abbiamo studiato il modo di aiutarle. Oggi il nostro esperimento viene ripreso dalla Croce Rossa nazionale. Credo che si debba fare uno sforzo collettivo, tra le varie organizzazioni, per studiare il fenomeno ed aiutare le persone a prevenire e quando si arriva tardi ad uscirne”.
Guarda oltre Cesare Guerreschi, fondatore di Siipac, il primo specialista in Italia ad occuparsi di dipendenza da gioco già negli anni ’90, ben prima della normativa che ha regolamentato slot machine e scommesse sportive. “L’allarme vero dovremmo avvertirlo per la dipendenza da tecnologia“, dice. “Io che ho seguito l’alcolismo per ben 28 anni ho visto il fenomeno espandersi in maniera esponenziale, poi calare considerevolmente e assestarsi a un livello che si è mantenuto negli anni. Per il gioco abbiamo già vissuto la prima fase di crescita. Adesso siamo in una fase leggermente calante e dobbiamo prepararci a gestire quello che possiamo definire la quota fisiologica di dipendenza”. (Fonte: Codere Italia)