L’equazione Standard & Poor’s: “Se governo compra voti, Stato fallisce”

ROMA-Sono affidabili le agenzie di rating? Mica tanto. Il loro peccato originale sta nel fatto che sono pagate da coloro che devono giudicare, sono degli esaminatori pagati dagli esaminandi, si è visto, eccome se si è visto, quando infiocchettavano di Tripla A strumenti finanziari che altro non erano se non crediti inesigibili e che sarebbero esplosi insieme alla più grande crisi finanziaria del capitalismo. Ma per arrivare all’ultima equazione di Standard & Poor’s non c’è bisogno di essere economisti né di farci sopra una “Agenzia”. Dice l’equazione: se un governo in calo di consensi i voti se le deve comprare con meno tasse e più spesa e se il paese dove quel governo governa e quell’elettorato si sfarina è un paese che ha una montagna di debito pubblico e inoltre fatica a produrre nuova ricchezza, allora quel paese fallisce. Semplice, elementare, matematico, non ci vuole una “Agenzia”.

Era l’inizio di maggio, prima del primo turno delle amministrative. Berlusconi chiedeva a Tremonti: fammi, dammi almeno un annuncio di calo delle tasse, l’annuncio non ti costa nulla, poi si vedrà se e come abbasseremo le tasse sul serio. Tremonti rispondeva: guarda che neanche l’annuncio è gratis, appena annunciamo che incassiamo di meno dalle tasse quelli che ci prestano i soldi ci chiedono interessi più alti e abbiamo nel 2011 decine di miliardi di titoli di Stato da vendere in asta. Berlusconi si era fermato, a malincuore. Poi venne il voto di Milano, Napoli, Bologna, Torino, Cagliari…E Berlusconi tornò a pensare che senza meno tasse e con il reddito delle famiglie in calo del quattro per cento si perde oggi e forse anche domani, quando si voterà per le politiche. E due giorni fa Bossi ha sentenziato: “I soldi ci sono, sono quelli che vengono dal federalismo”. Dunque Berlusconi e Bossi presto dirannoa Tremonti, lo hanno già detto: i voti vanno “comprati”. E la spesa pubblica che deve calare del sette per cento in due anni e l’impegno a deficit zero entro il 2014 e il giuramenti finanziario di non fare più debito dal 2015? Teoria, “fuffa”, la casa elettorale del centro destra brucia e va innaffiata con l’acqua del meno tasse e più spesa.

Standard & Poor’s guarda, sente, registra e scrive: oggi l’Italia può pagare i suoi debiti, i suoi titoli di Stato sono sicuri. Ma poiché l’Italia sta per tuffarsi nel meno tasse e più spesa, poichè questa sarà la decisione politica, domani è davvero un altro giorno. Diverso e peggiore se non avviene il miracolo di una maggiore ricchezza prodotta, di un Pil a più due per cento, anzi di più. Non c’era bisogno di una Agenzia, bastava carta, penna e tabellina delle moltiplicazione e divisioni.

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