Pronto soccorso Grecia, la strategia Merkel-Sarkozy: “Salvarla facendola fallire”. Banche convinte

Georgios Papandreou (Lapresse)

BRUXELLES – Ha vinto l’asse Angela Merkel-Nicolas Sarkozy, Germania da una parte e Francia dall’altra, i due guardiani dell’Europa hanno deciso che la Grecia deve fallire: ci hanno messo sette ore a descrivere l’ingranaggio di quello che sarà il primo piano della storia dell’Unione che prevede il default di un Paese. Sette ore per stabilirne l’inizio, e anche la fine.

Quello che la cancelliera tedesca  e il presidente francese hanno orchestrato la sera prima del vertice dei leader di Eurolandia è un piano per salvare la Grecia, facendola fallire. L’ipotesi che tutti chiedevano di evitare, Banca centrale europea in testa, è invece ciò che è accaduto.

Sarà un ‘default selettivo’, inevitabile secondo il ministro olandese, il male minore secondo la stessa Bce. E a dare il via libera all’ipotesi che la Grecia non rispetti i suoi pagamenti sono stati proprio i leader di Francia e Germania.

Nessuno aveva avuto il coraggio, prima di loro, di pronunciare la parola ‘default’. Tutti ripetevano che sarebbe stato un ‘credit event’ da evitare a tutti i costi. E invece, ancora una volta l’asse franco-tedesco è sceso in campo per fare il lavoro sporco. Dire alla Grecia che non c’è soluzione al suo fallimento, ma assicurarle che tutto finirà in poco, pochissimo tempo. Forse solo qualche decina di ore.

Anche se nessuno sa davvero cosa può innescare un default ‘selettivo’ e, anzi, le agenzie di rating hanno sempre detto che basterebbe a mandare all’aria tutte le banche ed a far perdere totalmente la credibilità di un Paese. A meno che dietro a quel Paese e dietro a quel default non ci siano Francia e Germania: già solo l’accordo della scorsa notte tra i due Paesi più influenti d’Europa è bastato per ridare fiato alle borse che oggi hanno chiuso in positivo.

Ma l’intesa tra Parigi e Berlino, stavolta, non è stata una passeggiata. Una telefonata, due giorni prima del vertice, non è bastata a creare una convergenza. Sarkozy è dovuto volare fino a Berlino, e passare la notte lì, per avere tempo di discutere tutti i dettagli con la cancelliera. La Merkel ce l’ha con i Paesi del Sud troppo disinvolti nella spesa pubblica, vuole dare un esempio di rigore e si sente nella posizione di poter dare lezioni.

A Sarkò è quindi toccato il compito di mediare. E ha ceduto sulla sua proposta di tassare le banche, per ottenere dalla Merkel che cedesse sull’intervento del fondo salva-Stati, e quindi dicesse di nuovo sì all’intervento pubblico, su cui aveva inizialmente posto il veto. Ma la cancelliera ha preteso condizioni durissime, e la supervisione della Bce, per dare nuovi fondi ad Atene. E Sarkò ha appoggiato la sua linea di rigore, convinto che all’Europa non possa fare che bene.

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