Grecia, i mercati europei credono negli aiuti. La borsa di Atene sale a +7%. Monta nel Paese la protesta anti-tedesca

Pubblicato il 29 Aprile 2010 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA

Le borse europee sembrano credere al piano di aiuti a sostegno della Grecia messo nelle ultime ore da Ue e Fmi. Dopo un avvio cauto legato al declassamento della Spagna la speranza di un accordo su un pacchetto di aiuti definitivo ha fatto segnare alla Borsa di Atene una vera impennata con guadagni che hanno sfiorato il 7%. A Piazza Affari, il Ftse All Share sale così dello 0,61% e il Ftse Mib dello 0,55%. In Europa, Francoforte segna +0,31%, Londra +0,58% e Parigi +0,53%. Madrid sale del 2,13%, nonostante il declassamento di Standard And Poor’s e Lisbona del 2,39%

Il sì detto mercoledì da Berlino agli aiuti ha accelerato i negoziati in corso ad Atene tra la Commissione Ue, la Banca Centrale Europea e il Fondo monetario internazionale. “Sono fiducioso del fatto che i negoziati si chiuderanno nei prossimi giorni” ha detto il commissario agli Affari economici e monetari dell’Unione Olli Rehn, assicurando che presto verranno annunciati i dettagli del programma di risanamento delle finanze greche necessario per attivare il piano di aiuti.

Il commissario Ue ha infine ribadito come l’attivazione del piano di aiuti alla Grecia abbia non solo l’obiettivo di sostenere Atene ma quello di salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro. Rehn ha confermato che l’erogazione dei prestiti sarà “rigidamente condizionata al rispetto da parte del governo greco del programma di riforme strutturali e di risanamento delle finanze pubbliche a cui si sta ancora lavorando in queste ore”.

Intanto il leader dell’opposizione tedesca, Frank Walter Steinmaier, ha annunciato che la Spd è pronta ad appoggiare gli aiuti alla Grecia prima del 9 maggio. Nel frattempo il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha spiegato che il salvataggio della Grecia è anche nell’interesse della Germania, che è “strettamente collegata” ad Atene.

Bce: “Rinnovare il Patto di Stabilità”. Per il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, “la crisi finanziaria globale e quella greca insegnano che “deve esserci un rinnovamento del Patto di stabilità e di crescita e l’inserimento di uno schema di sorveglianza sulle politiche nazionali per la competitivita”. Trichet, nel suo intervento a Monaco di Baviera chiede di “migliorare con risolutezza l’efficacia della sorveglianza reciproca sulle politiche economiche e fiscali”.

Nelle attuali circostanze” occorre che la Germania dia il via libera agli aiuti alla Grecia attraverso “una veloce procedura parlamentare”, sottolinea il numero uno della Bce.

La banca centrale tedesca. Se la Grecia dovesse fallire, “nelle circostante attuali, gli effetti sui mercati finanziari e sugli altri stati sarebbero incalcolabili”, ha annunciato il presidente della Banca centrale tedesca (Bundesbank), Axel Weber, nel corso di un’intervista al tabloid Bild pubblicata oggi, 29 aprile. Weber inoltre ribadisce che “un’espulsione della Grecia dall’unione monetaria non è giuridicamente possibile”.

Il governo di Atene: “misure dolorose”. Intanto il governo greco fa sapere che nelle attuali condizioni non è in grado di fissare “linee rosse”, cioé limiti alle misure di austerità chieste da Ue-Fmi. Il premier greco Georges Papandreou ha incontrato in mattinata i principali sindacati dei lavoratori e i rappresentanti degli industriali, li ha informati delle nuove «dolorose misure» che il governo si prepara ad introdurre per far fronte all’emergenza ed ottenere l’erogazione del pacchetto di aiuti Ue-Fmi.

Tra i sindacati convocati dal premier quelli del settore pubblico, Adedy, e privato, Gsee che hanno dichiarato un nuovo sciopero generale per il 5 maggio. Il portavoce Giorgio Petalotis in dichiarazioni alla TV Skai non ha specificato se le nuove “dolorose misure” riguarderanno anche il 2010 nel quadro del piano triennale di risanamento, indicando però che potranno includere nuovi aumenti dell’Iva su alcolici, sigarette e carburanti, nuovi tagli alle indennità dei dipendenti pubblici, congelamento dei salari nel settore privato, flessibilizzazione delle relazioni di lavoro e liberalizzazione dei limiti sui licenziamenti nel settore privato.

Il governo non ha escluso tagli alla tredicesima e quattordicesima mensilità, affermando che la questione è comunque ancora in discussione. Varie misure saranno provvisorie e altre permanenti. Il portavoce ha aggiunto che entro il fine settimana i negoziati con Ue e Fmi saranno conclusi.

La Francia. Rassicurazioni giungono anche dalla Francia, “totalmente determinata a sostenere l’euro e la Grecia” secondo quanto dichiarato dal capo dell’Eliseo Nicolas Sarkozy, che ha ribadito: “La Francia non lascerà agire gli speculatori a loro piacimento”.

L’economista Attali: “L’euro presto non ci sarà più”. Sulla crisi economica in Grecia è intervenuto sulle pagine de la Repubblica anche l’economista francese Jacques Attali. “Ormai non è più questione di mesi ma di settimane. Se non ci sarà un’azione estremamente forte e immediata, l’anno prossimo l’euro non ci sarà più”, ha dichiarato.

Secondo Attali, c’é un’unica soluzione: riscrivere il Trattato di Maastricht con criteri di bilancio più vincolanti. Rivedere il Patto di stabilità “sarebbe tra le prime cose da fare”, afferma Attali, per un “ministero europeo delle Finanze”. Infatti, secondo l’economista francese, “se i governi non si decideranno a fare un ministero delle Finanze comune, nessuna moneta europea potrà mai sopravvivere”.

Sulla vicenda greca, Attalì rimprovera all’Europa ritardi nell’azione. “L’Ue doveva muoversi due mesi fa, facendosi subito garante del debito greco,  spiega. I mezzi per farlo c’erano. Purtroppo è mancata l’intelligenza politica”. Ora, osserva, “l’effetto domino minaccia di andare anche al di là delle frontiere europee. Ci sono timori per Portogallo e Spagna. Ma c’é anche l’America. Tra il 2011 e il 2012 gli Usa dovranno rimborsare 1.800 miliardi d dollari l’anno”.

Monta ad Atene la protesta anti-tedesca. Atene, intanto, non ha perdonato le insicurezze del governo tedesco sui pacchetti di aiuti rivolti al Paese stretto dalla crisi finanziaria, ed è scattata la protesta. “Ci vogliono dare lezioni di finanza e di etica – dice John Panaretos, ministro dell’istruzione e responsabile del progetto “trasparenza” dell’esecutivo – Ma poi, se vai a guardare bene, scopri che il maggior corruttore della storia greca è stata la Siemens, distribuendo mazzette a pioggia per la fornitura del sistema di sicurezza elettronico alle Olimpiadi. Che, alla faccia dell’efficienza teutonica, non funziona ancora oggi”.

La protesta. Eppure i primi soldi al pacchetto di aiuti per Atene – con un maxicontributo da 8,5 miliardi di euro – arriveranno proprio da Berlino. “Non è mica un regalo – protesta la gente di Atene, le cui parole vengono riportate dal quotidiano la Repubblica. Le persone hanno le idee chiare: “La Merkel prende in prestito i soldi all’1,5% e ce li dà a un tasso del 5%. Sa cosa significa? Che Berlino guadagnerà ogni anno 300 milioni speculando sulla pelle di noi greci. Se non vogliono darci i soldi non c’è problema, non pagheremo i debiti. Voglio vedere cosa dirà la Merkel alle banche tedesche”.

Ruggini sull'”asse Berlino-Atene”. D’altra parte i rapporti Berlino-Atene sono in bilico da tempo. Se la Germania accusa di inaffidabilità la Grecia l’opinione pubblica greca non stenta a ribattere, stanca del freno di Berlino sugli aiuti.

E’ di poco tempo fa la copertina – choc del settimanale “Focus”: Una Venere di Milo con il dito medio ben alzato in aria dal titolo “Gli imbroglioni nella famiglia Ue”. Il presidente del parlamento greco Filippos Petsalnikos ha convocato l’ambasciatore di Berlino per spiegazioni. Le associazioni dei consumatori locali hanno avviato un boicottaggio dei prodotti tedeschi.

Il premier Papandreou cerca di spegner le polemiche ma con scarsi risultati. Berlino rinfaccia alla Grecia i 30 miliardi di aiuti tedeschi ricevuti dal 1960 e i 115 milioni di marchi sborsati per cancellare i debiti bellici. Atene ricorda i 60 miliardi pagati dalla Ue per aiutare la riunificazione tra le due Germanie.