Barriere fisiche, predatori e repellenti non bastano più: i piccioni rappresentano un serio problema (anche economico) per il Paese.
Non è un uccello particolarmente amato, il piccione. Eppure è stato per secoli un animale prezioso per gli uomini. Fino a un secolo fa era considerato un volatile domestico e pieno di meravigliose doti. Prima dell’invenzione del telefono, il piccione è stato il principale mezzo di comunicazione a lungo raggio per gli uomini. In tante Regioni lo si è allevato per uso alimentare. In altri casi è stato usato dall’uomo nella caccia al colombaccio come richiamo. Insomma, è stato l’uomo ad avvicinare il piccione e a volerlo a sé vicino, non viceversa.
Piace anche agli scienziati che si interrogano sul suo straordinario senso dell’orientamento e sulla sua intelligenza. Sì: i piccioni sono intelligenti! Sono in grado di memorizzare oltre settecento simboli, ricordandoli poi per anni. E sono anche in grado di distinguere e riconoscere dei vocaboli come comandi.
Oggi, invece, i piccioni sono principalmente visti come uccellacci sporchi, voraci, invasivi e invadenti, che le città cercano in tutti i modi di respingere. Ecco perché sempre più amministrazioni spendono capitali per attrezzarsi con reti e spuntoni, sperando di poter così impedire ai piccioni di invadere tetti, balconi, piazze e monumenti.
Il problema riguarda anche le campagne: secondo la Coldiretti, i danni all’agricoltura causati dai piccioni sono stimati in circa 5 milioni di euro l’anno. E per arrivare a tale costo si valuta per difetto solo la perdita di circa 400.000 quintali di cereali, soia, girasole e mangimi animali…
Come fermare i piccioni: la tecnica del contraccettivo
I piccioni rappresentano un pericolo per l’uomo: possono essere portatori di malattie infettive e parassiti nocivi per la salute umana. Inoltre, attraverso le loro deiezioni, deturpano monumenti ed edifici e possono contaminare alimenti o merci. Secondo alcuni recenti studi, con il loro micidiale acido urico, sono anche in grado di rovinare automobili e strade. Di solito, però, basta fermarsi ai danni macroscopici per prenderli in antipatia, ovvero alla produzione di guano, con cui danneggiano intere città, senza risparmiare statue, chiese e torri.
Il guano dei piccioni è infatti particolarmente acido e corrosivo. Inoltre, può rivelarsi tossico se respirato dall’uomo. C’è poi il problema delle malattie trasmissibili agli esseri umani e agli animali domestici, come la salmonella e l’istoplasmosi. Insomma, è difficile calcolare quando un’amministrazione debba spendere per pulire le strade e gli edifici dal guano (ogni piccione ne produce almeno dieci chili all’anno) e quanti siano i reali danni inferti all’agricoltura.
In molte città si è pensato di adottare falchi o falchetti di campagna, per far allontanare i piccioni. Altrove, invece, hanno pensato a un metodo un po’ meno drastico. Perché, pur essendo un problema da controllare, i piccioni non possono essere certo trattati come bersagli da eliminare. Gli animali vanno rispettati, come vanno rispettate le normative che li tutelano in quanto esseri viventi. In Belgio, per esempio, hanno sperimentato un metodo non cruento né crudele che sembra dare ottimi risultati.
A Ixelles, a sud-est di Bruxelles, la popolazione di piccioni è stata ridotta del 40% in tre anni attraverso un piano contraccettivo specifico per la specie. Si tratta di distribuire ai volatili dei semini contraccettivi. E funziona benissimo, nel pieno rispetto degli animali e del loro benessere.