Rivedere le rendite catastali per chi ha riqualificato la propria casa con l’aiuto dei bonus edilizi. C’è anche questa tra le riforme che l’Italia ha inserito nel Piano strutturale di bilancio che presenterà all’Europa.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la cita durante la presentazione del Piano in Parlamento. Una mossa un po’ a sorpresa, visto che la revisione del catasto è da sempre un tabù per il centrodestra che durante il Governo Draghi bloccò una riforma in questo senso.
Giorgetti cita le rendite catastali nel lungo elenco di riforme che l’Italia propone all’Europa per ottenere l’allungamento da 4 a sette anni del periodo di aggiustamento. Nel capitolo fiscale, spunta “l’aggiornamento degli archivi catastali”, sulle case fantasma e “con valori catastali rivisti” per immobili riqualificati con l’aiuto dei fondi pubblici.
Antonio Misiani del Pd parla di notizia “dirompente”. E Giorgetti puntualizza: “Non si tratta di fare l’aggiornamento a valori di mercato che la Commissione ci ha chiesto, si tratta soprattutto di precisare una norma della scorsa legge di bilancio che chi fa ristrutturazioni edilizie è tenuto ad aggiornare i dati catastali. Andremo a verificare che l’abbia fatto”.
A Giorgetti verrebbe da chiedere il senso di un bonus che serve a riqualificare. Un bonus che, d’accordo, ha comportato problemi ai conti pubblici ma che ha comunque portato a riqualificare immobili. Che senso ha, anche se non si è mai condiviso il bonus edilizio, vendicarsi così, chiedendo l’aggiornamento catastale (che non hai mai voluto) solo per quegli immobili? Un a vendetta nata con la necessità di fare cassa.
Giorgetti è realista sui conti pubblici. Sa della necessità di reperire risorse e di restate prudente anche per confermare il quadro già paventato dalla Banca d’Italia e dall’Ufficio parlamentare di bilancio: dopo la revisione dell’Istat, difficilmente il Pil chiuderà quest’anno a +1%. Ma non si interverrà tanto con nuove tasse quanto con “tagli significativi”. Ma non alla sanità.
Giorgetti ha messo a punto un quadro che consentirà di ridurre lo stock del debito pubblico, una “necessità ineludibile”. Giorgetti torna anche sulla recente intervista sui “sacrifici” che hanno agitato i mercati. “Le Borse sono crollate ma in tutta Europa”, precisa e rassicura sui timori di nuove tasse: “Più che aumentare le tasse, taglieremo le spese, tranne la spesa sanitaria su cui ci impegniamo a mantenere l’incidenza sul Pil”.
E anche sulle accise prova a calmare gli animi: le misure saranno “graduali”, l’obiettivo è evitare “contraccolpi” per le categorie. Che intanto sono già sul piede di guerra. Giorgetti prepara intanto la manovra, in cui saranno confermati taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote strutturali, oltre alle misure per la natalità e le famiglie numerose, i contratti della Pa e la sanità e sarà superato anche l’impatto del taglio contributivo sulle pensioni temuto da Bankitalia.
La linea del ministro, che in audizione cita Keynes e anche Battisti, però, non convince le opposizioni: il Pd parla di piano debole, lacunoso e generico; il M5s comprende il “nervosismo” del ministro che, gli fa il controcanto sempre con Battisti, “guida a fari spenti nella notte”; Avs parla di piano improntato “all’austerità”.
A far ben sperare per possibili nuove risorse per la manovra, intanto, è l’andamento delle entrate tributarie. Nei primi otto mesi, il gettito nelle casse dello Stato supera i 380 miliardi, con un aumento di 23,341 miliardi (+6,5%). Peggiorano invece le aspettative delle imprese sulla situazione economica: i giudizi nel terzo trimestre sono cauti, evidenzia la Banca d’Italia, mentre “peggiorano” le valutazioni sull’andamento della domanda e le attese sul prossimo trimestre risultano “meno positive”.
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