Molti italiani sembrano oggi propensi a chiudere i conti correnti cointestati: i rischi superano i possibili benefici.
I conti cointestati sono strumenti per la gestione del denaro condivisi tra due o più persone. Termini che però possono operare autonomamente sul conto condiviso, cioè prelevare, versare denaro, pagare tasse e bollette e gestire i titoli e le obbligazioni senza la firma o la presenza fisica dell’altro termine. In via generale, non occorre il consenso degli altri cointestatari per prendere soldi o versarne.
Nonostante i numerosi vantaggi, il conto corrente cointestato va anche incontro a delle oggettive criticità. Il problema principale e più comune è rappresentato dal rischio di abuso. Mettiamo che il conto sia cointestato fra moglie e marito e che entrambi versino ogni mese il loro stipendio da 1.000 euro. C’è la possibilità che uno dei cointestatari prelevi più dell’altro. Per esempio, se il conto è a firma disgiunta, può succedere che il marito prenda senza il consenso esplicito della moglie più di metà del deposito e viceversa.
Perché chiudere i conti cointestati: il rischio paventato dai contribuenti
In caso di conto corrente intestato a più persone, i rapporti interni tra correntisti non possono ritenersi regolati dalla norma generale, cioè dall’art. 1854 c.c., che disciplina i rapporti tra correntisti e istituti di credito. L’articolo da prendere in considerazione è il 1298 comma 2 c.c.. E in virtù di questa norma debito e credito solidale si dividono in quote uguali solo se non risulti diversamente per contratto.
In pratica, le somme presenti sul conto corrente cointestato spettano ai titolari in parti uguali, ma anche che è sempre possibile per ciascun correntista dimostrare il contrario, ovvero che le somme debbono essere suddivise secondo criteri differenti.
L’altra criticità dei conti cointestati è rappresentata dagli accertamenti fiscali. Recenti sentenze della Cassazione hanno stabilito che i soldi depositati da un cointestatario rimangono di proprietà di chi li ha versati e sono tassabili come reddito imponibile. E questa cosa, sulla carta logica, può portare a varie complicazioni fiscali, soprattutto se i soldi nel conto vengono utilizzati da altri cointestatari.
L’ordinanza della Cassazione n. 25684 del 22 settembre del 2021 ha per esempio risposto a un caso in cui l’Agenzia delle Entrate aveva chiesto che le somme versate dalla moglie su un conto cointestato (con il marito) dovessero essere tassate come reddito imponibile del marito… La Corte ha confermato che il semplice fatto di avere un conto cointestato non implica una donazione delle somme versate agli altri cointestatari.
Non è facile capire come dichiarare i soldi presenti nei conti cointestati, e per questo in molti casi è meglio chiudere il vecchio conto condiviso per aprirne due o più divisi. Non dichiarare correttamente i soldi depositati espone il contribuente a multe e sanzioni pecuniarie da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si rischiano anche accertamenti fiscali e blocchi al conto. E oltre ad accertamenti e sanzioni, c’è pure il pericolo di dover pagare interessi di mora sui tributi non versati.