ROMA – Non solo la Bce, anche la Banca d’Italia viene in aiuto dell’economia reale e della Pmi attraverso le banche. L’ampliamento della gamma di prestiti utilizzabili a garanzia del rifinanziamento presso la Bce dagli istituti di credito, spiega il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’assemblea Abi, vale infatti risorse per 120 miliardi di euro. Risorse disponibili che potranno favorire la concessione di nuovi prestiti alle imprese di minori dimensioni.
Il pacchetto di straordinarie varate a giugno dalla Bce e disponibili a partire da settembre fino al 2016 rappresenta un’opportunità importante per il nostro Paese. Le nuove operazioni Tltro di Francoforte, vincolate alla concessione di nuovi prestiti, per gli istituti italiani possono raggiungere i 200 miliardi di euro. “Un ammontare cospicuo” che potrebbe determinare per l’economia italiana “effetti rilevanti”. Le banche dovranno ridurre i tassi applicati alle imprese visto che a Francoforte pagheranno lo 0,25%, oltre un punto meno del costo della raccolta e rimuovere le restrizioni all’offerta. Il sistema per favorire la ripresa deve fare quindi la sua parte dice Visco, sulla stessa linea del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, e le imprese devono poter contare su canali alternativi di finanziamento, dai mini bond, alle assicurazioni, i fondi di credito e gli investitori istituzionali.
Le banche devono andare quindi avanti nel contenimento dei costi amministrativi e del personale, aumentando i profitti per rafforzare il capitale e attrarre nuovi soci. Vanno poi ridotti i prestiti deteriorati. Le grandi lo stanno facendo le medio piccole dovrebbero coordinarsi, magari con un aiuto del pubblico senza che questo comporti aiuti di Stato. Certo c’è anche un problema di domanda. Il presidente Abi Patuelli ricorda che le banche sono imprese (anche se alcune “Istituzioni lo dimenticano”) e non erogano crediti a fondo perduto per “coprire buchi” di “situazioni tremebonde e opache”. Molti settori sono abituati alla “falsa comodità di un credito” che da “vent’anni non è più a fondo perduto”: Le banche, lamenta Patuelli, stanno già aumentando mutui e leasing grazie anche gli aumenti di capitale realizzati o in corso ma scontano una tassazione elevata e una pletora di regole che le svantaggiano in Europa. Il rischio sono “conseguenze gravissime ed effetti prolungati” sull’intera economia.
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