Ikea, 1000 assunzioni in Italia entro 3 anni

Ikea, 1000 assunzioni in Italia entro 3 anni
Ikea, 1000 assunzioni in Italia entro 3 anni

ROMA – Altre mille assunzioni sono previste da Ikea in Italia entro i prossimi tre anni e l’apertura di tre nuovi punti vendita a Roma, Cagliari e nella provincia di Brescia. Le prime 350 assunzioni saranno fatte entro il 2016, ha annunciato Belen Frau, da un anno amministratore delegato di Ikea Italia, il colosso dei mobili svedese.

Corinna De Cesare e Fabio Savelli sul Corriere della Sera intervistano la Frau, spagnola originaria di Bilbao e madre di 3 figli, che dal suo nuovo ufficio di Milano:

“Il Veneto è la regione da cui Ikea compra di più in assoluto, ma ci sono anche Friuli, Lombardia e Piemonte in un ecosistema di equilibri, numeri e produzioni collaudato da tempo. È solo ricostruendo questo iter lungo quasi trent’anni che si arriva alle mille assunzioni in Italia annunciate ieri da Ikea per i prossimi tre anni. «I nostri dipendenti attuali qui in Italia sono 6.354, il 90% a tempo indeterminato, una piccola parte con contratti a tempo determinato o in somministrazione per gestire eventuali picchi — puntualizza Frau —. Ora stiamo aprendo due punti di ritiro a Roma e Cagliari, sono dei pick up point: chi compra sul sito può ritirare in centro città senza pagare le spese di spedizione».

Ma entro il 2017 sono previste anche altre aperture a Roma (da 2 si passerà a 3 negozi, in corso in trattative per individuare l’area) Milano (dagli attuali 3 a 4 negozi) e Verona.

«La normativa del Jobs act è stata molto positiva per noi — aggiunge Frau — ma ciò che conta di più è ridurre il cuneo contributivo e fiscale sulle imprese e qui il governo deve ancora lavorare. Per non parlare della burocrazia: ci abbiamo messo sette anni ad aprire un negozio a Pisa soltanto perché ad un certo punto è intervenuto il governatore della Toscana Rossi a darci una mano. Ovviamente tutto ciò si trasforma in un forte disincentivo per gli investimenti».

Per la realizzazione di un centro commerciale, spiega la manager, «è necessario avere la licenza del comune e spesso i municipi latitano. E per la parte commerciale, visto che si tratta di spazi superiori ai 10 mila metri quadri, dobbiamo chiedere le autorizzazioni alla regione. Ma ovviamente ogni regione, qui in Italia, ha la sua normativa. Non solo: l’apertura di un punto vendita deve passare al vaglio della conferenza dei servizi e bisogna intervenire anche sulla viabilità di prossimità. Una volta ci hanno chiesto di costruire un ponte. Una follia»”.

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