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Il lavoro c’è ma è allarme manodopera: mancano le competenze i posti restano vuoti, Legacoop cerca 11 mila addetti

Il lavoro c’è ma è allarme manodopera. Mancano 11mila addetti. Parola d’ordine Legacoop nel suo rituale congresso romano; una Associazione di cooperative italiane dai grandi numeri.

Due su tutti: 15.000 imprese, quasi mezzo milione di impiegati. Radici antiche (1886) e solide: fatturato di 56 miliardi di euro, otto milioni e mezzo di soci.

C’È IL LAVORO, MANCANO LE COMPETENZE.

Mauro Lusetti, presidente uscente e Simone Gamberini (il successore) hanno lanciato l’allarme da Roma. Appello senza esitazioni: nei prossimi 6 mesi mancheranno circa 11.000 occupati. Almeno una Coop su  tre ha forti difficoltà a trovare i profili giusti. Che sono addetti alla fatturazione e alla contabilità, commercialisti, impiegati in amministrazione, esperti informatici ma anche giardinieri e geometri. E così i posti restano vuoti anche se, nel 39% dei casi viene offerto un contratto a tempo indeterminato.

DISOCCUPAZIONE IN LIEVE CALO

Ma i dati usciti dal congresso romano di Legacoop hanno per fortuna un controaltare: la disoccupazione è in lieve calo. Secondo l’Istat nel nostro Paese non ci sono mai stati così tanti occupati come a gennaio. Ma sono dati provvisori. I disoccupati, tra cui rientrano quelli che non lavorano ma cercano una occupazione, a gennaio erano 2 milioni , in aumento di 33.000 unità rispetto a dicembre ma in calo di 143.000 unità rispetto a un anno prima.

L’aumento parallelo del numero dei disoccupati e degli occupati può sembrare un controsenso, ma non è così. I disoccupati sono cresciuti perché una parte di questa categoria è passata dall’essere inattiva al cercare lavoro.

RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA

Secondo i dati diffusi da Legacoop il 2022 ha registrato un rallentamento della crescita legato all’aumento dei costi e ad un crescente pessimismo sulla evoluzione della economia italiana. Eppure come scrive Antonio Troise: ”Questo non ha impedito al 45% delle cooperative di aumentare il valore della produzione fra il 10 e il 15%. Un settore che si conferma strategico sopratutto sul fronte dello sviluppo sostenibile e della inclusivita’.

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