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Il pane di Valeria Messina, cominciò con le figlie, oggi è simbolo della biodiversità della Sicilia

Donne d’impresa, Valeria Messina ovvero si ricomincia dal pane. Marzo 2018, a quarantaquattro anni la sua esistenza ha avuto una svolta decisiva, perché da avvocato che è, diventa “fornaia”.

Una scelta mirata e non a caso perché Valeria Messina da tempo era alla ricerca di un “pane sano” per le sue bambine: lo voleva tracciabile, dal campo di coltivazione del grano, alla sua macinazione. Cosa non facile però: come lo desiderava lei, infatti, non si trovava da nessuna parte.

Quindi seguendo il famoso detto che “chi fa da sé fa per tre”, non trovando risposte adeguate, Valeria si è  rimboccata  le maniche e di notte ha  impastato il suo pane, pronto per essere infornato. Una storia di passione ma anche di studio, la sua, perché nelle sue esperienze professionali, oltre alla formazione accademica Valeria Messina ha affrontato anche un’altra formazione partecipando a corsi in giro per l’Italia per apprendere e perfezionare le competenze sui panificati e lievitati in genere.

Un vero cambio di strategia di vita il suo. Una signora panettiera a 5 stelle.  In realtà, guardando bene nella sua famiglia, c’era già una storia di amore per i grani antichi. Infatti, il nome del forno “Biancuccia abbiamo scoperto essere un omaggio a nonna Bianca, una studiosa della sua famiglia che negli anni ’60 e ‘70, insieme al marito, famoso agronomo, ha contribuito a mantenere la biodiversità in Sicilia, isola in cui vive.

La signora Bianca Buonoconto, nonna del marito di Valeria, fu infatti anche la direttrice della celebre stazione sperimentale di Granicoltura di Caltagirone dove sono custodite oltre 50 varietà di grani antichi siciliani, fra cui, la “Biancuccia” varietà di grano duro, con cui Valeria fa un pane profumato e aromatico.

Un impegno davvero green, quello di Valeria Messina, perché il forno di Biancuccia fa anche parte del gruppo dei Panificatori Agricoli Urbani: 82 panificatori che comprendono 50 forni sparsi in tutta Italia. C’è persino un loro manifesto con le promesse mantenute per la qualità di un pane ricco di valori veri, umani, sociali ed ambientali. Valeria ritiene di essere l’anello di una filiera preziosa capace di operare rispettando la terra e i suoi cicli naturali.

La sua scelta di vita dimostra che non ha mai avuto paura dei cambiamenti, che forse sono davvero per tutti un’opportunità di vera crescita. Qualche pentimento?

Nessun pentimento, anzi.

I sacrifici, certo, non sono mancati: l’impegno massimo, la dedizione e la cura quasi maniacali, ma sono stati  tutti ampiamente ripagati.

 Anche lei appartiene all’associazione di AIDDA delegazione Sicilia. Qual è l’importanza di fare rete con tante, donne con  altrettanti problemi in questo periodo della storia così difficile?

Ritrovarsi con altre donne che vivono le stesse preoccupazioni imprenditoriali è certamente rassicurante: un momento di confronto, crescita e scambio; proficuo da un punto di vista professionale, arricchente da quello personale; in Aidda ho avuto l’opportunità di conoscere storie di donne imprenditrici straordinarie ma anche, e non di meno, di intessere amicizie sane e sincere.

 Il forno di Biancuccia è un’eredità che vuole trasferire alle sue figlie o è solo una sua passione anche a difesa del nostro pianeta e di una vita più sana e sostenibile?

Biancuccia è il mio sogno che diventa realtà: ed è un sogno che fa bene alla salute ed all’ambiente; ma è il mio!!

L’eredità che vorremmo (con mio marito) lasciare alle nostre figlie è quello di perseguire – con forza, sacrificio, passione –  il LORO obiettivo di felicità, qualunque esso sia, a qualunque età, anche a costo di cambiare percorso.

Nessuna aspettativa di continuità, quindi, ma se il loro sogno è quello di continuare a far crescere Biancuccia, sarebbero le benvenute, naturalmente.

 Donne e violenza. Un messaggio che ci arriva dall’Iran, dall’Afghanistan, ma anche da casa nostra, se vogliamo valutare i tanti casi di femminicidio. Come pensa che potremo difenderci in questa società ancora, purtroppo, così maschilista?

Viviamo tuttora un mondo estremamente ingiusto e violento. E’ necessario combattere una cultura ancora fortemente sessista e discriminatoria; serve educazione, fin dalla tenera età, in famiglia e a scuola; sarà un processo lento ma, credo fortemente, ineluttabile. Guardo le mie figlie e i ragazzi della loro età: hanno le idee chiare, vogliono costruire un mondo più giusto e libero, e saranno più bravi della nostra generazione. Noi, da parte nostra, dobbiamo sostenerli ed incoraggiarli a non demordere.

Anche in Italia una donna premier. Durerà? E in ogni caso, sarà solo “una rondine che non fa primavera” o è davvero un bel passo avanti dal punto di vista sociale in Italia?

E’ un momento politico estremamente incerto, non solo in Italia; non so se e quanto durerà il mandato della neo premier ma sono certa che sempre più donne assumeranno ruoli centrali in tutti settori: non può che essere così!!

 

 

Orietta Malvisi Moretti

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