Il prezzo della farina schizza alle stelle, i panettieri rischiano la chiusura

Il prezzo della farina schizza alle stelle con gravi ripercussioni per i panettieri. Con la guerra in Ucraina da parte della Russia si è scatenata la corsa delle materie prime agricole, con effetti devastanti sulle filiere e sulle produzioni alimentari. Uno dei casi più eclatanti è quello del prezzo del pane, con molti produttori che non riescono più a far fronte ai rincari e stanno valutando di chiudere le attività.

Il prezzo della farina schizza alle stelle, l’allarme dei panettieri 

A lanciare l’allarme è il presidente dell’Unione artigiani di Milano, Stefano Fugazza, panettiere di terza generazione. La sua attività è attiva da 73 anni nel quartiere di Lambrate, nel capoluogo lombardo.

Dopo dieci giorni dall’inizio del conflitto i costi delle farine di grano tenero provenienti dall’Ucraina sono “cresciuti del 40/50%. Nel giro di anno sono aumentate del 150% e le scorte sono a rischio”, spiega Fugazza.

“Non possiamo scaricare – aggiunge – questi aumenti in un colpo sul prezzo del pane. Si lavora in perdita per mantenere il rapporto con i clienti. Ma fino a quando noi panettieri potremmo reggere? Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono decine di panetterie a rischio chiusura”.

Con il protrarsi della guerra la situazione, secondo gli osservatori, è destinata a peggiorare. L’intera filiera del pane è ad un “passo dal baratro. Da tempo sono impazziti anche i valori di burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato”, aggiunge il presidente dell’Unione Artigiani.

La preoccupazione dei panettieri: “Quanto sarà disposto a pagare il cliente medio?” 

Secondo i dati della Camera di Commercio – elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani primo dello scoppio del conflitto – in dieci anni nell’area metropolitana di Milano le panetterie artigiane sono aumentate del 30%, mentre le rivendite di pane sono calate del 17%. Ha resistito in particolare chi ha unito la produzione con la ristorazione, in particolare nei centri storici o nelle vie dello shopping o degli uffici, con questi ultimi che si interrogano sulle nuovi abitudini dello smart-working.

“Siamo convinti che non si rinuncerà al pane di qualità artigiana – conclude il Segretario Generale di Unione Artigiani Marco Accornero – ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco troveremo il pane solo nella grande distribuzione.”  

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