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Il rischio Italia si riflette sulla borsa (e sui titoli di Stato) a uno sconto del 50%, il più altoto da 35 anni

Il “crescente rischio Italia” si riflette sui valori di borsa e sui titoli di Stato, sono scambiati a uno sconto più elevato negli ultimi 35 anni.

L’analisi di Joice Alves e Danilo Masoni per l’agenzia Reuters è precisa e puntuale e sembra anche segnalare una grande opportunità agli investiutori internazionali. Le azioni italiane, scrivono, sono scambiate al massimo sconto degli ultimi 35 anni rispetto alle azioni mondiali. Gli investitori sono preoccupati per le prospettive fiscali in una delle economie più indebitate d’Europa, anche se alcuni ritengono che le azioni siano troppo convenienti per essere ignorate. 

Sebbene le azioni italiane siano state storicamente più economiche rispetto al resto del mondo, il loro sconto è ora arrivato al 50%, il divario più grande dal 1988, e si è mantenuto a quel livello per un paio di mesi. Si tratta di un valore doppio rispetto al divario medio osservato negli ultimi due decenni.

Le aziende focalizzate sul mercato interno in settori come quello dei consumi e quello industriale sono state colpite dall’invecchiamento della popolazione, dal debito superiore al 100% del PIL e da due decenni di crescita economica prossima allo zero che è stata interrotta solo brevemente da una ripresa post-COVID.

Ciò ha lasciato le azioni italiane nel complesso valutate a un livello più basso anche rispetto alle malconce azioni del Regno Unito, che sono scambiate con uno sconto del 33% rispetto ai concorrenti mondiali.

I recenti tagli alla crescita economica e gli aumenti delle previsioni sul deficit di bilancio hanno ravvivato la preoccupazione per il debito sovrano, spingendo la domanda degli investitori premium di detenere obbligazioni italiane a 10 anni rispetto alla più sicura Germania a uno spread sopra i 200 punti base.

Questo divario si è ridotto, ma rimane vulnerabile. 

Goldman Sachs stima che ogni aumento di 10 pb degli spread sovrani sottrae circa il 2% alle azioni bancarie italiane e l’1,5% all’indice FTSE MIB. 

Le esigenze di finanziamento dell’Italia sono ulteriormente complicate dalle sue difficoltà nel soddisfare le condizioni stabilite dalla Commissione Europea in cambio di miliardi di euro di fondi per la ripresa post-pandemia.

Nel frattempo i conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente minacciano di innescare una nuova impennata dei prezzi energetici e di indebolire la crescita.

Il numero di quote in circolazione nell’ETF iShares MSCI Italy di BlackRock si è più che dimezzato a 8,6 milioni rispetto ai 18,9 milioni di ottobre 2021. 

Mentre le deboli prospettive economiche dell’Italia e l’elevato debito suggeriscono che un significativo re-rating delle azioni sia improbabile in tempi brevi, gli investitori si aspettano qualche recupero dato quanto profondamente scontate sono alcune parti del mercato.

“Molte aziende scambiano con multipli ridicoli. Sulle small cap si apre una finestra di valore che vale la pena cogliere”, ha affermato un analista.

 

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