TARANTO – Al referendum sull’accordo tra i sindacati e ArcelorMittal che si è tenuto allo stabilimento Ilva di Taranto il sì ha ottenuto il 94,29 per cento dei voti.
Su 10.830 aventi diritto, 6.866 sono stati i votanti: 10 schede nulle, 12 schede bianche, 392 contrari e 6.452 sì.
Mercoledì 12 settembre l’accordo era stato votato a Genova, dove i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano hanno espresso un sì quasi unanime: 90,1%.
Il sì all’accordo ha ottenuto un risultato schiacciate anche a Novi Ligure, dove quasi il 90% dei votanti è stato favorevole. Qui il successo di Mittal si spiega anche con l’assunzione immediata di quasi tutti gli effettivi: 700 su 730. A Venezia-Marghera i sì hanno invece raggiunto ‘appena’ il 63% con il 35% di contrari: qui su 68 effettivi saranno assunti subito in 50 mentre in 18 passeranno all’Amministrazione Straordinaria o accetteranno gli incentivi (i “No” sono stati 18). A Racconigi il sì era arrivato all’87%.
A Taranto il consigliere comunale del M5S e operaio dell’Ilva Massimo Battista ha lasciato il Movimento proprio a seguito della firma dell’accordo con ArcelorMittal. Diversi operai di Taranto poi, fanno parte del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti che definiscono l’intesa “un accordo capestro, elaborato alla faccia di decenni di lotte per i diritti dei lavoratori”.
Per il Comitato “non è chiaro alle dipendenze di chi verrà concretamente assunto l’operaio: se Am InvestCo o le società appositamente costituite per l’operazione. Se sarà la società madre” ad assumerlo “è possibile che il dipendente possa non essere collocato presso lo stabilimento di Taranto, ma altrove nel mondo. Anzi – proseguono – è espressamente previsto che il nuovo datore di lavoro, a suo insindacabile giudizio, abbia la facoltà di trasferire la sede di servizio”.