Ilva: Riva resta ai domiciliari. C’è l’accordo che evita cassa integrazione

Pubblicato il 14 Marzo 2013 - 23:24| Aggiornato il 5 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

TARANTO – Buona notizia per i lavoratori: accordo che evita la cassa integrazione. Cattiva notizia per Nicola Riva: niente libertà. Sono i risultati di una giornata chiave per su più fronti per l’Ilva di Taranto.

Se è vero che Nicola Riva ha lasciato ogni carica societaria, è altrettanto vero che questo ”non esclude” che la stessa persona ”continui a mantenere condotte antigiuridiche” di identico rilievo e ambito, e che quindi possa nuovamente mettere in atto ”condotte illecite”, magari procurandosi ”testimonianze e dichiarazioni compiacenti”.

Sono, in sintesi, i motivi per i quali il Tribunale di Taranto, in funzione di giudice dell’appello, ha respinto il ricorso dei difensori di Nicola Riva contro l’ ordinanza del 9 febbraio scorso con la quale il gip Patrizia Todisco aveva confermato la misura degli arresti domiciliari per l’ex presidente del cda dell’Ilva.

Intanto, secondo quanto reso noto dalla Fim Cisl, sembra scongiurato l’utilizzo della Cigs per i lavoratori dell’Ilva e la dichiarazione di esuberi, utilizzando il ricorso ai contratti di solidarietà su base annua con verifica semestrale.

L’azienda aveva richiesto la Cigs per un massimo di 4.500 per il 2013 e 6.500 lavoratori per il 2014. Ora, spiega la Fim Cisl, attraverso i contratti di solidarietà il numero dei lavoratori coinvolti a 3.749 per il 2013 e le per percentuali massime di riduzione di orario al 33% per ogni lavoratore coinvolto. L’accordo per la Uilm ”è importante e concede una prospettiva industriale al sito”. Positivo anche se più cauto il giudizio della Fiom: ”Siamo a un passo ancora da un buon accordo”.

Nicola Riva, figlio del patron dell’Ilva Emilio, è ai domiciliari dal 26 luglio 2012, accusato di disastro ambientale e avvelenamento di acque o sostanze alimentari. L’ex dirigente Ilva e’ inoltre indagato in stato di libertà per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale.

Nell’ordinanza i giudici del Tribunale collegano la possibilità che Nicola Riva possa commettere ulteriori condotte illecite con la circostanza che egli è un ”imprenditore ancora in attività che ha comunque condiviso le scelte delittuose che hanno cagionato i gravissimi danni ambientali provocati dalla gestione dello stabilimento Ilva di Taranto”.

In particolare, per i giudici c’e’ la ”concreta possibilità che l’indagato possa avvalersi della rete di relazioni intessuta dagli altri manager dell’azienda per ottenere testimonianze e dichiarazioni compiacenti”. Lo stesso collegio del Tribunale dovrebbe depositare nelle prossime ore anche la decisione sul ricorso dell’Ilva contro l’ordinanza del gip Todisco che ha autorizzato i custodi giudiziari a vendere i prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto e sequestrati il 26 novembre 2012.