Testa a testa in Impregilo: Salini sfida Gavio e sale al 25,3%

Pietro Salini (Foto LaPresse)

MILANO – I due contendenti in Impregilo si avvicinano: Pietro Salini ha comprato sul mercato altre azioni e ora si trova al 25,37% del ‘general contractor’ contro il 29,96% di Beniamino Gavio, ma i due gruppi cominciano a parlarsi. Secondo fonti finanziarie, anche grazie ai buoni uffici di Mediobanca e, in posizione più defilata, di Intesa SanPaolo.

Nessuno dei due vuole un’Opa (che sarebbe assai onerosa) e in genere quando c’è un interesse comune in queste vicende ci si mette d’accordo prima di arrivare a uno scontro in campo aperto, sottolinenao fonti concordanti.

Ma per ora a tenere banco è il confronto a distanza tra il costruttore romano e il concessionario autostradale piemontese per il controllo di un gruppo che continua a presentare conti positivi. L’annuncio del nuovo passo avanti di Salini è infatti venuto nel giorno in cui il Cda Impregilo ha approvato i conti 2011, con un utile netto di 177 milioni, in crescita del 38%, anche se l’aumento viene quasi tutto da 50 milioni ‘sbloccati’ dalla riserva accantonata per la vicenda dell’inceneritore di Acerra.

In leggero aumento i ricavi, a quota 2,1 miliardi contro i 2,06 miliardi del 2010, con un dividendo di 0,09 euro rispetto ai 0,06 euro dell’esercizio precedente. Così in Borsa il titolo prosegue la sua corsa, con un rialzo finale dell’2,39% a 3,16 euro, che rafforza il raddoppio del suo valore da settembre, cioè da quando è cominciata la partita per il controllo del gruppo.

”Salini conferma la propria determinazione nel progetto di dar vita a un campione nazionale nel settore globale delle infrastrutture, delle concessioni e in particolare delle grandi opere complesse”, afferma il costruttore romano.

Con Gavio che non commenta, è l’amministratore delegato di Impregilo a intervenire nella vicenda. E lo fa con toni solo apparentemente ‘super partes’. ”Siamo sempre disponibili a incontrare i soci per creare valore agli azionisti” ma – risponde Alberto Rubegni ai giornalisti – al momento da Salini ”non abbiamo ricevuto un piano. Il nostro (che conterrà un riequilibrio del fatturato generato in Italia fino al 40% del totale, Ndr.) lo presenteremo dopo che si vedranno quelli di cui legge sui giornali”.

Se i Salini combattono con le imprese cinesi in Africa e propongono di ‘fare massa’ per permettere a Impregilo di meglio competere a livello mondiale, Rubegni dice che ”se puntiamo alla massa per vincere, non andremo lontano: non possiamo competere con i cinesi. Il nostro obiettivo è la stabilita finanziaria, la qualità e lo sviluppo di progetti anche complessi”.

Per ora il Cda di Impregilo non ha ricevuto da Salini (che ora ha 10 giorni di tempo) la richiesta di un’integrazione all’ordine del giorno dell’assemblea di inizio maggio per una rimodulazione del ‘board’. Nel caso venisse presentata non dovrebbe venire respinta, aprendo potenzialmente a una conta delle azioni, con un ruolo decisivo del mercato, cui Salini presenterà il piano verso metà aprile, ma soprattutto dei fondi d’investimento come Amber recentemente salito al 2,18% di Impregilo o Mckinley, che detiene il 2,3%. Sempre che prima i ‘duellanti’ non trovino un accordo, magari per la fusione delle attivita’ e un loro successivo scorporo.

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