Imu 2013, 9 ipotesi di Saccomanni. Abolizione prima casa? No, meglio service tax

Imu 2013, 9 ipotesi di Saccomanni. Abolizione prima casa? Prima rata? Leggi Pdf
Fabrizio Saccomanni (foto Lapresse)

ROMA – Imu 2013, le 9 ipotesi di Fabrizio Saccomanni. Il ministro dell’Economia ha pubblicato, sul sito ufficiale del ministero, le varie possibilità in ballo e quanto costerebbe allo Stato ciascuna di queste. Si va dall’esenzione totale sulla prima casa (che costerebbe 4 miliardi) all’abolizione parziale (per esempio delle rate al momento sospese), a vari tipi di rimodulazione.

Secondo Saccomanni l’ipotesi migliore è la service taxcioè l’accorpamento di Imu (tassa sulla casa) e Tares (tassa sui rifiuti). In tal modo la gestione (e i proventi) della tassa andrebbero nelle casse dei Comuni.

Saccomanni è invece contrario all’abolizione totale dell’Imu: ”non sembra pienamente giustificabile sul piano dell’equità ed efficienza del tributo”. Avrebbe ”un effetto fortemente regressivo: il beneficio aumenterebbe al crescere del reddito complessivo”.

Vediamole nel dettaglio

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Ipotesi_di_revisione_del_prelievo_sugli_immobili

– 1) Esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale. Circa 4 miliardi.

– 2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell’Imu prevista per l’abitazione principale. Cioè agevolazioni sulla prima casa. Costa da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell’aumento della detrazione.

– 3) Rimodulazione selettiva dell’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell’immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l’Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Vale da 1 a 2,3 miliardi a seconda della rimodulazione scelta.

– 4) Interventi sull’Imu relativa all’abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell’Imu sull’abitazione (integrale o parziale) attraverso l’attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall’Imu per l’abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). In questo caso si ipotizzano anche recuperi di gettito fino a circa 2 miliardi fino a 4,3 miliardi.

– 5) Deducibilità dell’Imu per le imprese. Costerebbe 1,2 miliardi.

– 6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costerebbe 4,6 miliardi.

– 7) Abolizione dell’addizionale comunale all’Irpef e contestuale incremento dell’Irpef. Con una perdita di gettito di circa 3,4 miliardi.

– 8) Derubricazione della revisione dell’Imu relativa all’abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili (in ipotesi, fino a un massimo di gettito potenziale dell’ordine di 2 miliardi).

– 9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costa 2,4 miliardi.

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