ROMA – Imu 2013, rischio seconda rata. M5S: “Votiamo solo Imu e stop ostruzionismo”. Il 29 gennaio è l’ultimo giorno utile per l’approvazione alla Camera del decreto Imu-Bankitalia, quello che dovrebbe appunto cancellare in via definitiva il saldo dell’anno passato. Ma l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle mette a rischio che la votazione vada a buon fine.
La novità della penultima ora (intorno alle 12 e 30 di mercoledì) è stata la richiesta dei 5 Stelle di una sospensione, segnale che è stato interpretato come il preludio alla fine dell’ostruzionismo in Aula. “Chiediamo una sospensione – ha detto Giuseppe Brescia, deputato 5 stelle – per valutare e decidere insieme se continuare con questa azione o meno. Una riunione di un’ora”.
Passata l’ora, però, il gruppo 5 Stelle, dopo essersi consultato, ha posto nuove condizioni: approvare subito una proposta di legge in commissione in sede deliberante per scongiurare il pagamento dell’Imu sulla prima casa o, in alternativa, stralciare le norme su Bankitalia dal decreto all’esame dell’Aula di Montecitorio. Prendere o lasciare: queste le proposte sull’accoglimento delle quale il M5S subordina la rinuncia all’ostruzionismo sul dl Imu-Bankitalia.
Sia chiaro, il Movimento 5 Stelle non vuole far pagare l’Imu, ma chiede che le norme su Bankitalia siano scorporate da questo decreto. L’ostruzionismo si basa sulla raffica di discussioni sugli ordini del giorno che M5s propone per far slittare l’approvazione del testo. In pratica, quando c’è un ordine del giorno da discutere, la strategia dei grillini è quella di parlare in massa per la discussione. Ogni deputato ha 5 minuti di tempo per esporre le proprie idee. Se tutti colgono questa possibilità, i tempi si allungano. La Boldrini potrebbe adottare così la cosiddetta “tagliola”: cioè abolire tutti gli ordini del giorno e andare direttamente al voto.
Che cosa vogliono i grillini?
Secondo i grillini è colpa del governo, perché loro chiedono la divisione dei provvedimenti riguardanti la prima casa da quelli che riguardano Bankitalia. Ma sulla cancellazione dell’Imu sono inflessibili: “Bisogna cancellarla, se si pagherà sarà solo colpa del governo”.
Che cosa risponde la maggioranza?
I continui rinvii (il Pd aveva chiesto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, che la votazione finale del decreto si tenesse il 28 gennaio) sono stati attribuiti dalla maggioranza all’atteggiamento ostile dei 5 Stelle. E se scade il termine, la seconda rata dell’Imu (che il decreto abrogherebbe) si pagherebbe.
Che cosa c’entra Bankitalia?
M5S e Forza Italia puntano invece alla soppressione della parte che riguarda la ricapitalizzazione e la riorganizzazione della Banca d’Italia, che frutterebbe in corso d’anno 1, 1,5 miliardi di euro alle Casse dello Stato. Oltre alla rivalutazione delle quote salterebbe anche la riorganizzazione dell’Istituto con i meccanismi messi a punto per difenderne l’italianità con un meccanismo stringente sul possesso delle quote.
Cosa cambierebbe per l’Imu?
Per quanto riguarda la seconda rata Imu, se dovesse tornare, si tratterebbe di un esborso per i cittadini sulla prima casa di 2,2 miliardi. L’ipotesi della decadenza del dl certo però non dispiacerebbe alle imprese e in particolare banche ed assicurazioni che si sarebbero trovate a dover coprire gran parte dell’impegno attraverso un inasprimento degli acconti fiscali. Infatti tra la clausola di salvaguardia a copertura della cancellazione della prima rata Imu e l’effetto del decreto, sale al 128,5% l’acconto Ires, per il periodo d’imposta 2013, per gli enti creditizi e finanziari, per la Banca d’Italia e per le societa’ e gli enti che esercitano attivita’ assicurativa.
Per le imprese gli acconti Ires e Irap per il 2013 arrivano a 102,5%. In ogni caso, spiegano fonti di Governo, il gettito che arriverà nel corso dell’anno dalla riorganizzazione (1-1,5 miliardi) non è conteggiato nel bilancio. Con il dl salterebbe pure l’accelerazione della vendita degli immobili pubblici, misura sulla quale il governo punta con forza per la prossima riduzione del debito pubblico.
Come finirà?
La Boldrini potrebbe decidere di adottare la cosiddetta “tagliola”: far votare togliendo la possibilità del dibattito in Aula. Ma si tratterebbe della prima volta nella storia della Repubblica e la Boldrini non vuole passare come la presidente della ghigliottina.
I commenti sono chiusi.