ROMA – Imu 2013, Tares, Iva: la giungla fiscale mangia la tredicesima. Iva al 22% da stamattina: è l’unico aumento fiscale certo e per il quale ogni famiglia almeno sa che deve provvedere a un aggravio di circa 120 euro per l’effetto della tassa sui consumi (da Coop dicono 200 euro). Ma su Imu e Tares, dalla formazione delle aliquote comunali alla conversione definitiva del decreto che abolisce la seconda rata Imu e impone la nuova tassa sui rifiuti, fino al rebus della prossima Legge di Stabilità che nei piani doveva eliminare anche la seconda rata Imu, siamo in alto mare. L’incertezza seguita alla crisi di governo accresce l’indeterminatezza della politica fiscale, una giungla impositiva che rischia di mangiarsi parte della tredicesima per gli impegni di fine anno senza che indicazioni attendibili rendano chiaro quanta parte della tredicesima stessa debba essere destinata alle tasse sulla casa.
Caos Iva. Ammettiamo anche, ma è un’ipotesi remota, che davvero in settimana venga ripristinata l’aliquota Iva al 21% (la proposta Berlusconi): due variazioni di aliquota in breve tempo causerebbero enormi problemi applicativi, con le aziende distratte e mal indirizzate da annunci e smentite che non sanno che fare con prezzi e scontrini. A questo proposito, per eventuali errori di fatturazione è una buona notizia la disponibilità dell’Agenzia delle Entrate di chiudere un occhio in caso di fraintendimenti contabili per questo periodo.
Prima fase, fatturazioni: il Fisco chiude un occhio sugli errori. “Gli operatori economici – si legge nel comunicato dell’Agenzia delle Entrate – dovranno applicare da domani (oggi, ndr) la nuova aliquota Iva al 22% e qualora nella fase di prima applicazione ragioni di ordine tecnico impediscano di adeguare in modo rapido i software per la fatturazione e i misuratori fiscali, gli operatori potranno regolarizzare le fatture eventualmente emesse e i corrispettivi annotati in modo non corretto effettuando la variazione in aumento». Come quando l’aliquota salì al 21%, anche in questa occasione – spiega ancora l’agenzia delle Entrate – la regolarizzazione «non comporterà alcuna sanzione se la maggiore imposta collegata all’aumento dell’aliquota verrà comunque versata nei termini indicati dalla circolare n. 45/E del 12 ottobre 2011».
Tarsu-Tares. Un decreto del governo introduce la nuova denominazione Tares della vecchia Tarsu che aggiorna il tributo calcolandolo in funzione dell’attitudine a produrre rifiuti secondo coefficienti molto rigidi. Non si sa che tipo di maggioranza può convertire il decreto. Ai Comuni, solo per il 2013, è concessa la possibilità di agire discrezionalmente sui criteri, ma non si capisce fino a che punto. Per quest’anno la quota comunale del tributo corrisponde a 30 centesimi per metro quadro: per ora il pagamento è fissato il 16 dicembre: fino al 31 dicembre, però, i Comuni hanno tempo di determinare la data di pagamento (anche i Comuni non sanno come impostare bilanci e relative voci di gettito). Il rischio è la duplicazione delle incombenze e del disagio dei contribuenti.
Prima rata. E’ stata cancellata la prima rata con decreto legge (102/2013) che ha tempo fino al 30 ottobre di essere convertito in legge, cioè, se il Parlamento non lo ratifica, decade. Solo una maggioranza diversa potrebbe convertire il decreto con modifiche sostanziali ma appunto ciò presuppone uno nuovo scenario politico e una maggioranza parlamentare diversa. Se non viene convertito in legge il decreto pagheranno la prima rata Imu i proprietari di abitazione principale. Insieme a loro i possessori di terreni e fabbricati agricoli, gli inquilini di case popolari, gli assegnatari di proprietà indivise, chi per lavoro (forze dell’ordine, funzionari di Stato o prefettizi) si trasferisce in un’altra città. Decadrebbe anche l’esenzione assoluta Imu per gli immobili merce, ovvero i beni strumentali delle imprese.
Seconda rata. A differenza della prima rata, la cancellazione della seconda è stata decisa solo informalmente, attraverso un accordo verbale di maggioranza. Non è stato emanato nessun provvedimento, non esiste una legge o un decreto. Peggio, una copertura finanziaria della cancellazione è tutta da inventare. Si gioca, a livello contabile, sul livello di innalzamento delle detrazioni per ottenere una più vasta platea di esentati. Con un miliardo di euro e la detrazione aumentata da 200 a 437 euro risulterebbe esente il 68% dei proprietari di prima casa. Con 1,5 miliardi e la detrazione fino a 508 euro pagherebbe un proprietario su 4. Con due miliardi di dotazione la platea di proprietari paganti si assottiglierebbe fino al 13% sul totale (87% di Imu esenti).