ROMA – Aspettiamoci una seconda rata Imu pesantissima, il Governo sarà costretto ad alzare le aliquote su prima e seconda casa perché i conti non tornano, rispetto alla vecchia Ici mancheranno due miliardi e mezzo di gettito. I sindaci hanno fatto i loro conti e il risultato smentisce le previsioni della stima governativa: il 24 maggio scenderanno in piazza a Venezia tutti uniti sotto le insegne dell’Anci per protestare contro una tassa nata male e che non ha niente a che vedere con la finanza locale visto che serve solo a ridurre il deficit mentre affossa i bilanci disastrati del Comune.
L’Ifel, l’istituto di ricerca dell’associazione dei Comuni, presenta oggi a Frascati il suo rapporto che si fonda sulle proiezioni delle basi imponibili dell’Ici, le stesse dell’Imu, a differenza delle stime del Tesoro, centrate sui dati catastali. 1200 sondaggi svolti presso i municipi rivelano che almeno 2,2 miliardi mancano all’appello: in media il Tesoro ha calcolato un 15% di gettito in più rispetto alle stime dei Comuni. In regioni come Toscana, Emilia Romagna, Marche e Liguria le stime del Mef superano quelle dei Comuni del 20%, ma ci sono regioni come la Basilicata, la Sardegna e il Molise, dove addirittura succede il contrario. In regioni come Toscana, Emilia Romagna, Marche e Liguria le stime del Mef superano quelle dei Comuni del 20%, ma ci sono regioni come la Basilicata, la Sardegna e il Molise, dove addirittura succede il contrario. D’altra parte il Governo si era premunito rispetto alle attese del gettito contando di effettuare una verifica a giugno quando sarà disponibile e certa l’entità dell’acconto Imu.
L’Ifel sostiene che la forchetta entro cui quantificare il mancato gettito è fra 1,9 miliardi e 2,5 miliardi di euro. Calcolando una media di 2,2 miliardi, gli entroiti latitanti peserebbero per 1400 milioni sui Comuni e 800 sullo Stato: quindi, per recuperare l’ammanco, servirebbe un aumento delle aliquote Imu piuttosto significativo. L’un per mille in più sulle aliquote base, che passerebbero dallo 0,4 allo 0,5% per l’abitazione principale e dallo 0,76 allo 0,86% per tutti gli altri immobili.