Imu, chi paga a giugno e chi no. Ora sospensione, poi nuova tassa?

Imu, chi paga a giugno e chi no
Imu, chi paga a giugno e chi no

ROMA – Chi paga e chi non paga la Imu a giugno è il primo interrogativo. Ma subito ci si chiede: cosa verrà dopo? Risposta: una nuova tassa, perché se tagli da una parte, i soldi li devi prendere dall’altra. Ci sarà una “service tax“, con un prelievo unico che includa anche la tanto temuta Tares, e arriverà già alla fine di luglio.

La previsione è di Marco Mobili e Marco Rogari del Sole 24 Ore, secondo i quali una volta completato l’iter del rinvio della Imu,

“la partita proseguirà sulla riforma complessiva delle imposte sugli immobili. La clausola di salvaguardia inserita nel Dl, anche per rassicurare Bruxelles, obbliga il governo a completare l’operazione entro agosto”.

Nell’attesa, si cerca di capire chi beneficerà del rinvio. Nessun acconto Imu di giugno sarà dovuto:

1. Per le abitazioni principali e relative pertinenze, come garage e cantine;

2. Per gli alloggi popolari, i terreni agricoli e i fabbricati rurali.

Mentre sono tenuti a pagare l’acconto Imu, entro il 17 giugno:

1. Abitazioni signorili, le ville, i castelli e gli immobili di pregio. Spiegano Mobili e Rogari:

“Il Governo ha optato, in nome dell’equità fiscale, per un intervento che escluda dal rinvio gli immobili in genere abitati da contribuenti ad alto reddito: gli immobili classificati A/8 (abitazioni in ville) e A/9 (castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici). L’esclusione riguarderà anche le abitazioni di tipo signorile (A/1). Ai Comuni è stata lasciata la possibilità di differenziare il conto, prevedendo per esempio l’aliquota del 4 per mille per le case di livello medio e alzando la richiesta al 6 per mille per quelle censite nelle categorie di lusso: ai fini Imu, comunque, sempre di «abitazioni principali» si trattava, per cui uno stop indifferenziato alla prima rata Imu sull’abitazione principale avrebbe riguardato anche i loro proprietari.

2. I beni strumentali delle imprese per i quali, il versamento di giugno resta obbligatorio con il doppio aggravio: maggiorazione da 60 a 65 del coefficiente di rivalutazione delle rendite catastali (pari a un +8,33%) ed eventuale innalzamento di 0,3 punti da parte dei Comuni dell’aliquota base dello 0,76 per cento.

Nel gruppo rientrano “i cosiddetti capannoni industriali” e sono quindi tenuti a pagare: negozi, botteghe, magazzini e locali di deposito, laboratori per arti e mestieri e opifici.

Viene sospesa la rata di giugno della Imu:

“Anche per alcune abitazioni che fanno spesso riferimento a famiglie a basso reddito: sospeso il primo versamento Imu 2013 per le unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale e relative pertinenze dei soci assegnatari, nonché in alloggi regolarmente assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica, comunque denominati, aventi le stesse finalità degli Iacp”.

Anche se sono tutti alloggi destinati per natura a famiglie a basso reddito, il Sole 24 Ore fa notare una perfidia o trascuratezza del Governo di Mario Monti:

“la normativa sull’Imu del 2011 se ne era disinteressata. Il milione circa di appartamenti delle case popolari, e i 40mila costruiti da cooperative e destinati ai soci senza assegnarne la proprietà, sono tassati più delle prime abitazioni normali. […] Lo stesso Governo Monti, ascoltate le proteste, si era accorto del problema, e aveva esteso a queste abitazioni le detrazioni previste per le abitazioni principali, ma non le aliquote.

Cosa accadrà dopo. Scrive il Sole 2 Ore:

“Entro il 31 agosto il Governo dovrà adottare le misure per la riforma complessiva del prelievo sugli immobili. Il decreto legge però non contiene una vera e propria delega ma si limita a disegnare i contorni del riordino in programma. In particolare dovrà rivedere «l’imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, ivi compresa la disciplina del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, volta, in particolare, a riconsiderare l’articolazione della potestà impositiva a livello statale e locale, e la deducibilità ai fini della determinazione del reddito di impresa dell’imposta municipale propria relativa agli immobili utilizzati per attività produttive».

Si tratterebbe in sostanza il superamento almeno della Imu con l’accorpamento della Tares (la nuova tariffa rifiuti e servizi che dal 2013 ha sostituito le vecchie tariffe sulla nettezza urbana). Qualcosa di simile alla cosiddetta “service tax” (una tassa legata cioè alla copertura di ben determinati servizi coerenti comunque con il domicilio in un determinato comune). Un prelievo che potrebbe tener conto contemporaneamente dell’imposta sulla casa, di quella sui rifiuti e anche l’onere dei servizi indivisibili (illuminazione, marciapiedi ecc.). Una sola leva fiscale in mano ai comuni. Tra le controindicazioni spicca soprattutto il fatto che sarebbero chiamati a partecipare anche gli inquilini”.

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