Imu, ideona Saccomanni: aumento acconto Ires, anticipi tasse banche, dismissioni

Imu, ideona Saccomanni
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (Foto Lapresse)

ROMA – Chi l’ha detto che non ci sono i soldi per la cancellazione della seconda rata dell’Imu? Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che per primo ha espresso lo spaventoso dubbio su come e dove reperire le risorse, una soluzione in tasca già sembrerebbe avercela. Aumenti l’acconto Ires che le imprese pagano a novembre, gli anticipi sulle tasse alle banche e un po’ di proventi dalle dismissioni immobiliari e il gioco è fatto. Lo riporta il Corriere della Sera:

Per la cancellazione della seconda rata servirebbero in teoria 2,4 miliardi di euro, ma ne basterebbero un po’ meno, 2 miliardi, se dall’esenzione venissero esclusi terreni e fabbricati agricoli. Il problema è come trovare questi soldi, visto che il deficit italiano del 2013, già al 3% del Prodotto interno lordo, non può salire oltre. Così, tra il Senato dove è in discussione la legge di Stabilità, e il Tesoro, si studia una soluzione in due tempi. Anche perché a poco più di un mese dalla fine dell’anno, non sono praticabili tagli alla spesa o nuove misure sulle entrate. I due miliardi che verrebbero a mancare al bilancio di quest’anno con la cancellazione anche della seconda rata Imu, sarebbero recuperati in gran parte innalzando la percentuale dell’acconto Ires che le imprese pagheranno a novembre, in sostanza anticipando le imposte del 2014. Il relativo minor gettito che si avrebbe nel 2014 sarebbe compensato da misure che possano dispiegare il loro effetto nell’arco dell’intero anno.

L’ideona è di reperire le risorse dall’anticipo fino al 125% delle imposte sulle banche. Questi soldi dovrebbero arrivare a coprire la metà delle risorse mancanti.

Una delle ipotesi che circola con più insistenza in Parlamento, ma che è stata accarezzata anche dal ministero dell’Economia, tanto da figurare nella primissima bozza della legge di Stabilità, è l’aumento dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziare, dall’attuale 20 al 22%. L’aumento dell’acconto è in fase di studio, ma rischia di essere consistente. Per garantire i due miliardi necessari, potrebbe essere elevato al 110 per cento per tutte le imprese, ma secondo fonti parlamentari c’è l’ipotesi, alternativa, di portarlo al 125% solo per gli istituti di credito. Se non fosse sufficiente, per coprire l’operazione Imu, che è «una tantum» (visto che dal 2014 scatta la riforma), potrebbero essere usate altre misure non strutturali, come i proventi delle dismissioni immobiliari (a bilancio 2013 ci sono già 550 milioni che arriveranno da Cassa Depositi, e l’operazione potrebbe essere ampliata).

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