Imu raddoppiata su capannoni e negozi, le imprese: “Così chiudiamo”

Pubblicato il 6 Maggio 2013 - 10:07 OLTRE 6 MESI FA
Ivan Malavasi, presidente Cna (Foto Lapresse)

ROMA – Imu: mentre si discute della sua abolizione o sospensione sulla prima casa c’è chi denuncia come già oggi l’imposta sugli immobili stia “uccidendo le piccole imprese“. L’allarme arriva dalla Cna, la confederazione dell’artigianato, che fa notare come nel passaggio dall’Ici all’Imu la tassa per capannoni industriali e negozi sia aumentata con percentuali che vanno dal 30 al 200%. 

Secondo uno studio della Cna ripreso da Repubblica, se per un piccolo capannone i rincari medi si aggirano intorno al 77%, per un ufficio a Milano si può arrivare al 240%, e in ogni caso mai sotto il 100%. L’unica eccezione è L’Aquila. E non serve spiegare perché.

In cifre vuol dire che per un negozio con valore catastale di 56mila euro l’Imu nel 2012 è stata di 850 euro, 480 in più dell’Ici del 2012, con un rincaro del 132%. Per un laboratorio con valore catastale di 270mila euro l’incremento è stato di 1.800 euro, cioè del 101%.

Che i rincari anche dell’Imu pesino sull’imprenditoria lo dimostrano anche i dati: nel 2012 ha chiuso l’8,4% delle imprese artigiane, e le previsioni per il 2013 sono persino peggiori, parlano di un 10%.

“I Comuni hanno cercato di moderarsi sulle aliquote per la prima casa, spiega la Cna, ma per i beni strumentali, che di solito hanno un valore catastale molto elevato, si arriva facilmente anche al 10,6 per mille. Per gli artigiani è un danno grave, perché si tratta di un’imposta che prescinde dal fatturato, va pagata anche se l’azienda è in perdita”. Inoltre “gli immobili strumentali delle imprese non rappresentano un accumulo di patrimonio, ma sono destinati alla produzione, e per questo già sottoposti ad imposizione attraverso la tassazione  Irpef o Ires per il reddito che contribuiscono a generare”. Per questo la Cna non parla di abolizione, ma chiede di parificare il contributo a quello delle prime case, quindi con un’aliquota base del 4 per mille con la possibilità di arrivare al massimo al 6, per poi andare verso l’abolizione. L’Imu, chiede la Cna, dovrebbe poi diventare un costo dell’impresa, deducibile dal reddito”.