ROMA – Imu: rischio caos. La denuncia arriva da più parti: la Cgia di Mestre, i Caf riuniti in Unimpresa, e alcuni sindaci come quello di Milano, Giuliano Pisapia. I rischi paventati sono molti: da quello della poca chiarezza nel pagamento della seconda rata, e degli errori e contenziosi, a quello che alla fine i contribuenti si ritrovino a pagare di più, dal momento che, denuncia la Cgia, mancherebbero le coperture per l’abolizione della prima rata, e quindi scatterebbero le “clausole di salvaguardia”. Tradotto: se non si trovano i soldi scattano aumenti sulle accise di benzina e disel, sugli alcolici, sulle slot machine e sulle sigarette elettroniche.
Sul piede di guerra anche i sindaci. I contribuenti dei Comuni che hanno alzato l’aliquota oltre lo 0,4% di base ne dovranno pagare una parte. Lo Stato dovrebbe garantire la copertura al 60%. Il resto toccherà pagarlo ai residenti di città come Milano e Napoli. Un passo avanti rispetto al 50% iniziale, ma non abbastanza, secondo Pisapia.
I Caf, poi, temono errori nel pagamento della seconda rata. La scadenza è il 16 gennaio, e c’è il rischio di un ingorgo fiscale (insieme finiranno i saldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) per un totale, in media, di 223 euro in un mese. I Caf, attraverso Unimpresa, avvertono: “L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali”.
La Cgia di Mestre teme poi che non si trovino le coperture per l’abolizione della prima rata. La conseguenza, sostengono da Mestre, potrebbe essere un nuovo aumento del carico fiscale sulle spalle di imprese e cittadini, se entro oggi l’Erario non avrà incassato 925 milioni di euro di maggiori entrate Iva versate dalle imprese a seguito dell’impegno della Pubblica amministrazione di pagare debiti.
Il decreto che ha cancellato la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale, nota la Cgia, farà scattare la cosiddetta “clausola di salvaguardia”. Pertanto, il ministero dell’Economia, per coprire la parte di gettito mancante, potrà dar luogo ad un provvedimento di legge che preveda l’aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l’energia elettrica e le bevande alcoliche. Il rischio che ciò avvenga è molto elevato.
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