ROMA – Banche, imprese e agricoltura. Cosa hanno in comune? Saranno questi i tre settori a pagare di fatto il conto dell’Imu. “Metteranno” loro la copertura finanziaria per far sì che la seconda rata non si paghi. O almeno così pare. “La decisione è stata assunta, gli italiani non pagheranno la seconda rata Imu”, ha esultato e annunciato Enrico Letta. Questioni di coperture, a questo punto. Più economiche che politiche ovviamente.
Fabrizio Saccomanni ha messo sul tavolo del governo tutte le carte che possono essere giocate. Che sono, appunto, l’aumento degli acconti fiscali di novembre e l’esclusione dell’esenzione dell’Imu dei terreni e beni agricoli. Al ministero dell’Economia l’unica ipotesi che sembra scongiurata sarebbe quella che a crescere possano essere anche gli acconti Irpef dei contribuenti comuni. In questo caso, i cittadini finirebbero per non pagare l’Imu a dicembre, ma si troverebbero quindici giorni prima di fronte a cartelle Irpef più onerose.
Restano quindi gli acconti Ires e Irap. Scrive l’Huffington Post:
Qui la questione è particolarmente complessa. Perché l’imposta sui redditi di impresa era già aumentata dal 100 al 101% con il varo del decreto per congelare l’aumento dell’Iva a fine giugno. All’indomani del via libera al provvedimento, peraltro, il capogruppo Pdl aveva tuonato contro la soluzione trovata parlando di “presa in giro” e dicendosi convinto che il Parlamento avrebbe cambiato il testo in sede di conversione. In piena estate, il Parlamento lasciò le cose esattamente così. Con l’acconto Irpef portato al 100% e quello Ires, e Irap al 101%.