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Imu, tagli per finanziare lo stop: ministeri, ferrovie, cure a libici, turn over

di luiss_vcontursi |1 Settembre 2013 19:31

ROMA – Taglio da 3oo milioni ai ministeri, subito. Poi taglio da 700 milioni a spese su voci specifiche. Questa la nuova spending review del ministro Saccomanni messa in campo per coprire le spese dell’abolizione dell’Imu.

Per i tagli alle spese specifiche si va dagli interventi sulla rete ferroviaria (300 milioni di euro) alle assunzioni previste anni fa per poliziotti e vigili del fuoco, alla cura in Italia dei libici feriti dalle mine, alle indennità di servizio per i diplomatici e ad una vecchia campagna per la promozione del made in Italy.

I tagli ai ministeri, quelli lineari, saranno i primi e colpiranno tutti, tranne il ministero dell’Istruzione.

Il conto dei tagli lo fa Enrico Marro sul Corriere della Sera:

1) Taglio della voce acquisti di beni e servizi attraverso l’individuazione dei costi standard per le amministrazioni locali e l’allargamento del raggio d’azione della Consip, la centrale acquisti. Si tratta di fare un passo in avanti rispetto alla spending review del governo Monti e del supercommissario Enrico Bondi, che si è limitata a comprimere la spesa dei ministeri e delle amministrazioni centrali. Al ministero dell’Economia la Copaff, Commissione tecnica per l’attuazione del federalismo fiscale sta lavorando per definire i costi standard nei settori più importanti della spesa locale, dalla sanità al trasporto pubblico, dalle forniture al funzionamento delle municipalizzate. Il meccanismo prevede che una volta individuato il costo congruo voce per voce in base alla dimensione del comune, l’amministrazione non possa spendere di più altrimenti subirebbe un corrispondete taglio dei trasferimenti dallo Stato. Dall’applicazione dei costi standard dovrebbero derivare risparmi per 4-5 miliardi l’anno. Cifra che può salire quanto più la Consip riuscirà a filtrare la spesa pubblica per beni e servizi. Attualmente si tratta di circa 30 miliardi su un totale di 136 miliardi di spesa di tutte le pubbliche amministrazioni (centrali e locali) per i cosiddetti beni intermedi. Categorie importanti di spesa sono presidiate, nel senso che gli acquisti passano per la stessa Consip, come per esempio carburanti, telefonia, gas, luce e riscaldamento, ma ne mancano altre fondamentali, come le forniture alla sanità.

2) Ulteriori tagli selettivi che colpiranno sia la spesa corrente dei ministeri sia le opere non ancora cantierate perché in ritardo. Qui è prematuro stimare i risparmi.

3) Sfoltimento della giungla delle agevolazioni, detrazioni e deduzioni fiscali, a partire dal rapporto Vieri Ceriani che ha censito 720 forme di sgravio per un mancato gettito annuale di 160 miliardi. La gran parte dei quali non si possono toccare perché riguardano le agevolazioni sul lavoro, sui carichi familiari, sulle spese mediche. Ci sono però tante altre voci che potrebbero essere riviste o abolite con l’obiettivo di risparmiare alcuni miliardi.

4) Taglio dei contributi alle imprese che, secondo il rapporto Giavazzi potrebbe arrivare fino a 10 miliardi. In realtà si tratta del capitolo più delicato. In caso di tagli le imprese hanno già detto che vorrebbero essere compensate sul piano fiscale attraverso una riduzione dell’Irap, per esempio. E allora qui è difficile che ci saranno risparmi.

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