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Economia

In Italia le donne laureate guadagnano la metà dei colleghi maschi

In Italia, le donne laureate guadagnano molto meno rispetto ai loro colleghi uomini, segnando uno dei divari salariali più preoccupanti tra i Paesi OCSE. Le donne, pur essendo più numerose e ottenendo voti più alti durante il percorso universitario, ricevono solo il 58% dello stipendio rispetto agli uomini. Questo divario è ben più ampio rispetto alla media OCSE, dove le donne guadagnano il 17% in meno rispetto agli uomini. Il rapporto “Education at a Glance 2024” mette in luce l’incapacità del sistema educativo italiano di promuovere un’effettiva equità e di emancipare le giovani generazioni, accentuando le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro.

Lento miglioramento nell’istruzione e il fenomeno dei Neet

Nonostante alcuni segnali di miglioramento, l’Italia continua a registrare dati preoccupanti riguardo alla dispersione scolastica e al fenomeno dei Neet (giovani che non studiano né lavorano). La dispersione scolastica tra i 25 e i 34 anni è ancora al 20%, ben al di sopra della media OCSE del 14%. Tuttavia, il numero di Neet è sceso dal 32% al 21% negli ultimi otto anni. Anche in questo caso, le donne risultano penalizzate: tra i 25 e i 29 anni, quando dovrebbero entrare nel mondo del lavoro, la percentuale di Neet femminili sale al 31%, contro il 20% degli uomini. Questo divario evidenzia la difficoltà delle donne nel fare il passaggio dal percorso di studi all’ingresso nel mercato del lavoro.

In Italia le donne laureate guadagnano la metà dei colleghi maschi (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Sottofinanziamento cronico e sfide nel sistema scolastico

L’Italia destina solo il 4% del PIL all’istruzione, una cifra significativamente inferiore rispetto alla media OCSE, che si avvicina al 5%. Inoltre, la spesa per l’istruzione universitaria in Italia è particolarmente bassa, nonostante gli investimenti maggiori siano destinati alle scuole elementari. Il numero di studenti per docente è inferiore alla media OCSE, ma ciò è dovuto principalmente all’organizzazione frammentaria del sistema scolastico italiano. Infine, il rapporto sottolinea che gli stipendi degli insegnanti, nonostante un aumento nominale dell’8%, sono diminuiti del 6% in termini reali, a causa dell’inflazione.

FIlippo Limoncelli

Romano, papà e giornalista dal 2015, scrivere di calcio è stata la mia vera e prima passione. Parallelamente, le mie altre grandi passioni, sono la musica e viaggiare. Tuttavia, credo fermamente che la pigrizia abbia il suo valore.

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