Versare i contributi all’INPS ha un costo, ma è anche possibile non affrontare la spesa e senza perdere il diritto alla pensione.
Per la legge italiana il versamento dei contributi previdenziali è obbligatorio. La spesa (intesa come trattenuta sul guadagno o tassa da pagare in dichiarazione dei redditi) varia in base al tipo di attività svolta e alla cassa previdenziale di appartenenza.
Per raggiungere la pensione è poi necessario aver accumulato un minimo di contributi nel corso della propria carriera lavorativa. E questa condizione accomuna tutti i lavoratori: dipendenti pubblici, privati e autonomi. Anche i titolari di partita IVA, quindi, devono preoccuparsi di versare regolarmente i contributi all’INPS. La richiesta minima per la pensione di vecchiaia a cui si può accedere a 67 anni è, per esempio, di 20 anni di contributi.
Esistono tuttavia alcune misure assistenziali per chi non ha mai lavorato o non ha versato contributi sufficienti. Inoltre, per chi ha già accumulato 20 anni di contributi potrebbe anche decidere di smettere di fatturare per interrompere i pagamenti all’INPS. Si può fare davvero?
Artigiani e commercianti devono iscriversi alla gestione INPS Invalidità Vecchiaia Superstiti (IVS) e versare i contributi relativi ai loro guadagni entro il calendario stabilito, ogni anno, per tutti gli anni di lavoro.
I lavoratori autonomi senza cassa previdenziale hanno invece necessità di iscriversi alla gestione separata INPS e versare i contributi in base al reddito dichiarato. Mentre i professionisti con cassa previdenziale versano alla cassa specifica del loro ordine professionale in base ai guadagni dichiarati.
In tutti questi casi il lavoratore autonomo deve preoccuparsi di versare il dovuto da sé. Ma ci sono alcuni casi specifici e limitati che permettono al titolare di partita IVA di non versare i contributi previdenziali. Se per esempio un lavoratore dipendente con contratto full time apre una partita IVA per un suo lavoro secondario può anche evitare di versare i contributi all’INPS. Bisogna però che il reddito derivante dal lavoro dipendente sia superiore a quello generato dall’attività autonoma.
Può evitare di versare contributi anche l’autonomo che non fattura alcunché durante l’anno. Zero guadagni, zero contributi: questa è la regola. Un’altra possibilità concreta riguarda l’apertura di una partita IVA sfruttando accordi sulla previdenza con Stati esteri.
Va però ricordato che senza pagare alcun contributo durante la propria vita lavorativa diventa difficile poter raggiungere la pensione. Inoltre, il mancato pagamento dei contributi previdenziali, se non giustificato, potrebbe anche comportare conseguenze fiscali e penali.
La prima cosa da aspettarsi in simili casi è un avviso di addebito da parte dell’INPS: quando scopre che mancano i versamenti, l’istituto manda subito una notifica con la richiesta del pagamento dei contributi dovuti, con l’aggiunta di sanzioni e interessi.
Quando la somma dei contributi non versati supera i 10.000 euro può scattare una sanzione fino a 50.000 euro con inscrizione nella lista dei cattivi pagatori. E, in casi gravi, si può incorrere pure in sanzioni penali, con la reclusione fino a 3 anni e pesantissima multa.
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