Industria, produzione e occupazione ancora ferme

ROMA – Resta ferma la produzione industriale italiana. Anche a maggio, secondo l’analisi periodica del centro studi Confindustria, si è registrata una crescita dello 0,1% rispetto ad aprile, quando la crescita era stata dello 0,2% su marzo.

Rispetto ai minimi del marzo 2009 la crescita è del 12,1%, mentre la caduta dal ciclo pre-crisi (aprile 2008), sottolinea il Centro studi, resta ancora del 17,2%.

Nel secondo trimestre 2011 si dovrebbe registrare un recupero congiunturale. La crescita acquisita nel trimestre corrente è infatti dell’1,1%, grazie soprattutto al +0,8% ereditato dal precedente.

Il Centro studi di Confindustria rileva infatti una sostanziale stazionarietà segnalando un +0,1% su aprile, quando si era avuta una variazione di +0,2% su marzo (sempre secondo la stima del Csc).

Il recupero dai minimi toccati nel marzo 2009 sale al 12,1%, mentre resta ancora del 17,2% – viene sottolineato – la caduta dal picco del ciclo precedente (aprile 2008).

Pur con una dinamica mensile quasi piatta, nel secondo trimestre 2011 – rileva inoltre il Csc – si dovrebbe registrare un recupero congiunturale, dopo due contrazioni (-0,6% nel quarto 2010 e -0,1% nel primo 2011). La crescita acquisita nel trimestre corrente è infatti dell’1,1%, grazie soprattutto al +0,8% ereditato dal precedente.

La produzione media giornaliera in maggio – spiega il Centro studi di Viale dell’Astronomia – è salita dell’1,1% sui dodici mesi, contro il +2,1% di aprile. Le imprese che lavorano su commessa indicano per il mese in corso un modesto miglioramento degli ordinativi: +0,4% rispetto ad aprile, quando vi era stato un aumento dello 0,6% su marzo (dati destagionalizzati).

Su base annua si è registrato un +2,5% in maggio e un +1,5% in aprile. La tendenza per i prossimi mesi, delineata dalle indagini qualitative, ”non è favorevole”, aggiunge il Csc. ”L’Istat ha rilevato presso le imprese manifatturiere un peggioramento dei giudizi sugli ordini (in maggio a -20, dal -18 di aprile) e delle attese su ordini (a 12, da 15) e produzione (a 13, da 11). In linea con tali indicazioni, anche la componente ordini dell’indicatore Pmi, scesa a 54,9 dal 55,8”.

“Con l’attuale trend produttivo e di sviluppo non si recupera l’occupazione persa dall’inizio della crisi – ha commentato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni – ; questi dati sono la conferma di uno sviluppo bloccato, di un impoverimento dei lavoratori e delle loro famiglie e delle conseguenti ripercussioni sui consumi e sulla produzione. Serve una svolta: il governo deve occuparsi di sviluppo, di tenuta ed estensione delle tutele, di politiche industriali ed infrastrutturali, di riforma fiscale. Invece, oltre che dell’ossessione sulla giustizia e sull’informazione, programma ulteriori tagli”.

Gestione cookie