ROMA – L’inflazione cresce, lo stipendio no. I prezzi salgono del 3,1% nel mese di luglio, mentre le retribuzioni contrattuali orarie restano ferme. E su base annua le retribuzioni salgono solo dell’1,5%. Aumentano poi i mesi di attesa dei lavoratori per il rinnovo dei contratti: dai 19,4 mesi del luglio 2011 si passa ai 31,6 del 2012. Un attesa media di 9,4 mesi calcolata dall’Istat sul totale dei dipendenti e che è cresciuta su base annua. Nel settore privato invece si attende di più: scaduto il contratto il rinnovo arriva dopo 33,9 mesi.
Secondo i dati Istat, che si riferiscono ai principali macrosettori, le retribuzioni orarie di luglio sono aumentate del 2% per i privato, ma sono rimaste nulla per i dipendenti pubblici. I contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore corrispondono al 70,3% degli occupati a luglio.
L’Istat scrive: “I settori che a luglio presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono energia elettrica e gas (2,9%), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,8%), chimiche, legno, carta e stampa, acqua e smaltimento rifiuti (2,7% in tutti gli aggregati). Si registrano, invece, variazioni nulle per agricoltura, telecomunicazioni e tutti i comparti della pubblica amministrazione. A luglio, tra i contratti monitorati dall’indagine, non si è registrato nessun rinnovo. Alla fine di luglio la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 29,7% nel totale dell’economia e dell’8,5% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto – conclude l’Istat – è, in media, di 31,6 mesi per l’insieme degli occupati e di 33,9 mesi per il settore privato”.
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