Inflazione in aumento o meno la spesa è sempre più cara. In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari che aumentano in media del 12,9% con punte massime del 55% per lo zucchero di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione che a febbraio scende in media al 9,1%.
Ad aumentare – sottolinea la Coldiretti – sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%) che soprattutto quelli lavorati (+15,5%) che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono infatti dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio, secondo l’analisi Coldiretti.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il cosiddetto carrello della spesa) a febbraio 2023 registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%).
Nel mese di febbraio 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua, da +10,0% nel mese precedente.
L’Istat rivede in questo modo la stima preliminare, che era +9,2%. La flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari, lavorati e non, dei tabacchi e dei servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo. Il rallentamento dell’inflazione a febbraio si deve, in primo luogo, spiega l’Istat, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da -12,0% a -16,4%) e alla decelerazione di quelli degli Energetici non regolamentati.
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