Circa 20 milioni di lavoratori nell’Unione europea perderanno il posto di lavoro a breve termine se non si prendono rapidamente delle precauzioni, vista la velocità di sviluppo dell’intelligenza artificiale. È quanto emerge da uno studio del Centres for European Policy Network (Cep), in cui si sottolinea come siano i lavoratori più qualificati quelli più esposti all’impatto della nuova tecnologia.
Mentre i precedenti progressi tecnologici hanno aumentato le competenze dei dipendenti e quindi la loro produttività, la cosiddetta AI generativa distruggerà in modo irreversibile interi profili professionali, osservano i ricercatori. “Circa un posto di lavoro su dieci nell’Unione sarà direttamente interessato entro la fine di questo decennio. Lo spettro va dai manager e dai consulenti agli avvocati e agli specialisti di marketing”, afferma l’esperto digitale del Cep di Berlino, Anselm Küsters, autore dello studio insieme all’esperta della sede di Roma del Cep, Eleonora Poli.
Per prevenire le distorsioni del mercato del lavoro e costruire la resilienza sociale, i ricercatori suggeriscono di adattare i sistemi di sicurezza sociale e propongono una nuova concettualizzazione dell’idea di reddito di base, ossia una misura collettiva di condivisione dei rischi che, a differenza di una ‘tassa sui robot’, risulti meno distorsiva dal punto di vista economico.
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