L’intelligenza artificiale irrompe nella nostra vita, è una rivoluzione ma occorre utilizzarla al meglio

L’intelligenza artificiale irrompe nella nostra vita, è una rivoluzione ma occorre utilizzarla al meglio e non averne paura.

Si fa presto a dire “intelligenza artificiale”: tema attuale, gettonatissimo, divisivo. Comunque inarrestabile. È la tecnologia che avanza. Inesorabile,inarrestabile.

Non si può non tenerne conto. Permette ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepisce, risolvere problemi. Se ne parla da decenni, da quando il matematico e filosofo britannico Alan Turing (1912-1954), uno dei padri dell’informatica, ne parlò per primo in un articolo sconquassante nel 1951. In realtà l’aveva teorizzata già negli anni 30.

Un genio raccontato anche al cinema (“Enigma”), in letteratura con i romanzi di Neal Stephenson e Robert Harris, in teatro (“ the Code”). Persino in musica con i “ Pet Shop Boys “ un gruppo musicale pop britannico specializzato in dance pop melodica.
L’intelligenza artificiale è dunque un tema dibattuto, non sostituirà il lavoro umano ma, in moltissimi ambiti, lo supporterà. Ad esempio potrebbe essere sempre più utilizzata per aiutare i medici nelle indagini diagnostiche, i climatologi nelle capacità predittive o le aziende nelle indagini di mercato. Ma le applicazioni di intelligenza artificiale possono anche  essere pericolose se mal progettate o utilizzate in modo improprio.

Lo ammette senza mezzi termini il magnate statunitense, Ceo di Tesla e proprietario di X, Elon Musk:” I sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità. Quindi invitiamo tutti i lavoratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno 6 mesi l’addestramento”.

BELLA SI’, MA SENZA ANIMA
Siamo di fronte ad una rivoluzione tecnologica come è stata quella industriale e quella di internet. Le macchine costruite allo scopo hanno una straordinaria capacità di calcolo ma non è l’intelligenza come la intendiamo noi. Dice Enrico Sasson direttore di Harvard Bussines Review Italia:” Certo,ne abbiamo paura perché siamo esseri umani e abbiamo paure ancestrali. Comunque le macchine per quanto possano essere raffinate e veloci, anche in futuro, non proveranno mai emozioni “.

UNA RIVOLUZIONE ANNUNCIATA
Ci siamo. Ma per il futuro è utile non essere apocalittici. Serve piuttosto un approccio etico, occuparci delle regole. Dicono gli esperti:” Noi abbiamo esperienza storica di tutte le rivoluzioni e sappiamo che hanno sempre generato più posti di lavoro di quanti ne hanno cancellati o sostituiti”. Prepariamoci: ci saranno certamente posti di lavoro che spariranno,ma se ne creeranno di nuovi.

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Marco Benedetto