ROMA – Domenica 17 novembre 2013. Il Sole 24 Ore titola: Irpef, Irap, Ires: il “super acconto” di dicembre costerà agli italiani 650 milioni di euro. Il Corriere della Sera titola: Saccomanni: “Nessun sacrificio in più”. Sembra un paradosso, invece 2 dei principali giornali italiani titolano l’uno il contrario dell’altro. Solo che uno (Il Sole) analizza i numeri, l’altro (Il Corriere) riporta i proclami del ministro dell’Economia. Secondo lui “basta anticipare la spending review” per risolvere tutti i mali dell’Italia.
Se da una parte Saccomanni, intervistato dal direttore Ferruccio De Bortoli, assicura che il governo non ha intenzione di “rimettere le mani nelle tasche degli italiani”, il Sole ci rassicura molto meno: le mani in tasche verranno comunque messe per le decisioni prese in precedenza dallo stesso governo.
Misure, spiega Gianni Trovati, previste a giugno per scongiurare l’aumento dell’Iva…aumento che comunque nel frattempo c’è stato (a ottobre è passata dal 21% al 22%).
Trovati non è rassicurante come Saccomanni:
Scatta l’ora del super-acconto 2013 per quasi 20 milioni di contribuenti, tra persone e società. Un esercito che rappresenta circa il 40% dei contribuenti italiani e che entro i prossimi 15 giorni farà affluire nelle casse dello Stato quasi 34 miliardi di euro tra Irpef, Ires e Irap. Un conto che sarà più salato rispetto al passato, perché l’appuntamento in calendario il 2 dicembre prossimo (il 30 novembre è sabato) prevede l’applicazione delle aliquote maggiorate degli “anticipi” fiscali.
E giusto per farci stare “tranquilli”, ecco le tasse nel dettaglio:
per l’Irpef si passa dal 99 al 100% dell’imposta, livello a cui rimarrà per sempre, mentre per chi paga l’Ires arriva il «finanziamento ope legis» a favore dello Stato (definizione del servizio bilancio del Senato), che impone di pagare, ma solo per quest’anno, il 101% del dovuto. Completa il quadro l’Irap, che segue le regole delle imposte dirette del contribuente: chi paga l’Irpef, quindi, dovrà calcolare al 100% anche l’imposta sulle attività produttive, mentre chi versa l’Ires dovrà portare il tributo regionale al 101 per cento. Questo mentre resta sul tavolo la possibilità che per banche e assicurazioni l’acconto aumenti ancora (fino al 120%) e si arrivi a una proroga del termine al 16 dicembre.
Trovati vuole “tranquillizzare” tutti, quindi spiega quanto costerà questo acconto alle diverse tipologie di contribuenti:
Il peso della manovra sull’acconto dipende dall’entità del reddito aggiuntivo: se un dipendente o un pensionato riceve anche 500 euro al mese di affitto dovrà pagare 22,8 euro in più se sconta un’aliquota marginale del 38% (è quella media dei proprietari di seconde case). Naturalmente, l’aumento dell’aliquota dell’acconto impatta anche su chi ha scelto la cedolare che per i pagamenti segue le regole Irpef. In molti casi, in particolare per chi ha scelto l’assistenza fiscale con modello 730, sarà il datore di lavoro o l’ente pensionistico a effettuare la trattenuta con la busta paga o la pensione di novembre. In tutti casi, l’importo da pagare sarà “conguagliato” con la prima rata di acconto (il 40% del totale) eventualmente pagata a giugno.
Ed ecco invece il contraltare, cioè le parole di Saccomanni.
Domanda lecita di De Bortoli:
La nostra crescita 2014 è stimata dall’Europa solo allo 0,7%, contro l’1,1% delle previsioni del governo, dunque indebolendosi il denominatore bisognerà tagliare (o tassare di più) per avvicinarsi al pareggio strutturale, obiettivo ormai inciso nella nostra Costituzione. O no?
Saccomanni dice che le tasse non saranno aumentate:
“Guardi, qui la confusione regna sovrana, facciamo un po’ d’ordine. La Commissione non tiene conto, nelle sue previsioni per il 2014, di alcune misure che il governo ha già preso o sta per prendere. Per esempio: noi abbiamo erogato finora 14 miliardi di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, già nelle tasche delle imprese creditrici. Avranno qualche effetto sull’economia, credo, insieme alle altre misure adottate in questi primi mesi di governo”
La sua soluzione è quella di anticipare la spending review:
“L’operazione complessiva potrebbe ambire a un valore tra l’1 e il 2 per cento del Prodotto interno lordo, a regime nell’arco di un triennio”.
De Bortoli fa notare al ministro la discrepanza tra i numeri:
Sono tanti soldi, ministro, da 16 a 32 miliardi, e al momento la previsione per il 2014 è di risparmiare 600 milioni. Un po’ pochi.
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