Islanda, la recessione è reato: l’ex premier Haarde a processo

Geir Haarde

REYKJAVIK – Potrebbe essere il primo politico vittima giudiziaria della crisi che sta sconvolgendo le maggiori economie mondiali: l’ex premier islandese Geir Haarde potrebbe dover scontare fino a due anni di reclusione se il collegio speciale di giudici tirato in causa dal parlamento lo riterrà responsabile della recessione che ha sconvolto l’ex isola felice.

Nel 2008, dopo aver preso il posto del precedente premier dimissionario Halldor Asgrimsson, anche Haarde aveva dato le dimissioni sull’onda della crisi. Ma il collasso economico che aveva portato al fallimento delle tre banche maggiori e al crollo generale dell’economica islandese rischia di costare davvero caro all’esponente del conservatore Partito Indipendista. Un procuratore speciale nominato dal governo, scrive il New York Times, ha fatto i nomi di oltre duecento funzionari sospetti per la crisi. E alla fine, quello che rischia di più è proprio Haarde.

L’ex premier è accusato di “violazioni commesse dal febbraio all’ottobre 2008, di proposito o per omissione per banale disinteresse, essenzialmente contro le leggi della responsabilità ministeriale”. Secondo l’accusa, l’ex premier avrebbe dato prova di “gravi mancanze nei suoi doveri di primo ministro di fronte ad un pericolo enorme che incombeva sulle istituzioni finanziarie islandesi e sulle casse dello Stato”. Sintetizza caustico Atli Gislason, dei Verdi: “Il suo errore è stato non fare nulla”. Aver fratto finto di niente di fronte alla crisi, lui, ex banchiere centrale. Un po’ come in altri paesi a noi molto più noti, in cui la crisi sembrava sempre toccare altri.

La mossa contro Haarde arriva in un momento in cui la fiducia dei cittadini nei confronti del parlamento ha toccato i minimi storici.  Haarde, sessant’anni e un passato alla Banca Centrale Islandese, ha detto di non aver commesso alcun reato e che gli eventi che hanno portato al crack finanziario erano troppo complessi per concentrarsi in una sola persona. “A posteriori, è davvero difficile affermare che non avremmo potuto agire in modo diverso, ha detto. Ma questo è un processo politico mascherato da causa penale. I miei avversari politici stanno cercando di prendersela con me, e di castigare me e il mio partito”.

I dubbi stanno sorgendo anche tra alcuni parlamentari e tra gli stessi cittadini, non certi che la colpa si tutta da ascriversi all’ex primo ministro. Anche perché, secondo molti, il politico che avrebbe più colpi nel collasso economico islandese sarebbe David Oddson, anche lio del Partito Indipendentista,  sindaco di Reykjavík dal 1982 al 1991 e premier islandese dal 1991 al 2004. E grande amico di Haarde.

Durante il lungo mandato di Oddson l’Islanda privatizzò le banche e liberalizzò i regolamenti bancari: comportamenti che, se da un lato portarono ad un breve periodo di prosperità, dall’altro aprirono la strada a comportamenti azzardati da parte delle banche.

Lo scorso autunno una commissione parlamentare speciale incaricata di indagare sul crack ha tirato fuori una vecchia legge grazie alla quale ha potuto individuare quattro persone (Haarde e altri tre suoi ministri) che potevano essere ritenuti penalmente perseguibili. Alla fine di accese discussioni, però, il parlamento, con 33 voti contro 30 (sì, il parlamento islandese conta solo 63 deputati), ha deciso di accusare solo Haarde.

 

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