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Istat: 6 giovani (fino a 34 anni) su 10 a casa dei genitori

di Warsamé Dini Casali |20 Maggio 2016 12:11

Istat: 6 giovani (fino a 34 anni) su 10 a casa dei genitori

ROMA – Istat: 6 giovani (fino a 34 anni) su 10 a casa dei genitori. La fotografia Istat dei giovani 2016 conferma l’impressione di una generazione (fra i 18 e i 34 anni) sovraistruita rispetto al lavoro (poco) cui è chiamata, precaria, che non molla il focolare domestico (6 su 10 ancora a casa dai genitori), cui la situazione economica e vecchie criticità tarpa le ali con un ascensore sociale bloccato.

6 giovani su 10 a casa dei genitori. La generazione dei ‘bamboccioni’ non molla: nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni hanno vissuto ancora a casa con i genitori. Lo evidenzia il Rapporto 2016 dell’Istat, sottolineando che il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. Nel contesto europeo l’Italia si schiera quindi in pieno con le medie dei paesi mediterranei (“dove i legami sono ‘forti'”), a fronte di una media Ue del 48,1%. L’Istituto di statistica certifica inoltre come il divario temporale tra il distacco dalla casa dei genitori e la prima unione (quasi sempre il primo matrimonio) sia aumentato nel corso delle generazioni. Le libere unioni tuttavia non sono solo un preludio alle nozze, ma anche forme di unione alternative al matrimonio classicamente inteso.

Generazione sovraistruita per il mestiere che fa. Oltre un ragazzo su tre tra i 15 e i 34 anni è “sovraistruito”, troppo qualificato per il lavoro che svolge. La quota è 3 volte superiore a quella degli adulti (13%). E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto annuale dell’Istat. Tra i giovani inoltre è più diffuso il part time, soprattutto involontario (77,5% dei part timer giovani, contro il 57,2% degli adulti), “ad indicare un’ampia disponibilità di lavoro in termini di orario che rimane insoddisfatta.

Contratti temporanei. Inoltre anche il lavoro temporaneo – sottolinea l’Istat – è diffuso soprattutto tra i giovani: ha un lavoro a termine un giovane su 4 contro il 4,2% di chi ha 55-64 anni”. Capita quindi che le professioni più frequenti nell’approccio al mercato del lavoro siano quelle di commesso, cameriere, barista, addetti personali, cuoco, parrucchiere ed estetista. A tre anni dalla laurea solo il 53,2% dei laureati ha trovato un’occupazione ottimale, con un contratto standard, una durata medio-lunga e altamente qualificata.

6,5 milioni vorrebbero ma non lavorano. Le persone che vorrebbero lavorare ma che non hanno un impiego sono in Italia 6,5 milioni. Lo rileva l’Istat riportando nell’ultimo rapporto annuale i dati riferiti al 2015. “Il tasso di mancata partecipazione (che comprende disoccupati e inattivi disponibili a lavorare) scende dal 22,9% del 2014 al 22,5% ma è ancora molto sopra il livello medio Ue (12,7%). Sommando i disoccupati e le forze di lavoro potenziali, le persone che vorrebbero lavorare sono 6,5 milioni nel 2015”, si legge.

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