Produzione industriale, +1,6% rispetto al 2013. Ocse: Italia locomotiva del G7

Istat, produzione industriale su dell'1.6% nel 2014: record massimo dal 2011
(Foto LaPresse)

ROMA – E’ uno dei segnali più chiari, e incoraggianti, per la crescita italiana: la produzione industriale è salita dell’1,6% tra il 2013 e il 2014. Un record positivo dopo il difficile mese di marzo e che rappresenta un massimo toccato l’ultima volta nell’agosto 2011. I dati dell’Istat spiegano come la produzione ad aprile 2014 sia salita dello 0,7% da marzo 2014 e dell’1,6% da aprile 2013. Un balzo talmente significativo da indurre l’Ocse a individuare nell’Italia ilo paese che corre di più nel ristretto club del G7.

Il rialzo di aprile ha superato le attese degli analisti, che si aspettavano un aumento ma più moderato. La crescita ha così riportando un po’ di ossigeno dopo un marzo in discesa sia in termini congiunturali (-0,4%) che tendenziali (-0,1%). In realtà, se si considera solo il dato mensile, era da gennaio che non si registrava una variazione positiva.

Analizzando i principali raggruppamenti d’industrie, rispetto a marzo l’Istat segna aumenti nei comparti dell’energia (+3,0%), dei beni di consumo (+2,2%) e dei beni intermedi (+0,5%). In diminuzione risultano invece i beni strumentali (-1,3%).

Passando ai valori tendenziali e ai singoli settori, i rialzi più forti si rilevano per la metallurgia (+7,1%), le industrie alimentari (+5,8%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+3,4%).

In particolare, in aumento sono risultati anche gli autoveicoli (+0,4%). La contrazione più marcata è stata registrata per la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,1%).

Il bilancio dei primi quattro mesi dell’anno (gennaio-aprile) vede la produzione salire dello 0,8% (dato corretto). Tornando a guardare esclusivamente al mese di aprile, nella variazione grezza l’aumento annuo è limitato allo 0,1%.

Infatti, anche se i giorni lavorativi di aprile 2014 sono stati 20 come era accaduto nell’aprile del 2013, aggiustamenti dovuti alla Pasqua hanno comunque provocato una discrepanza tra il dato corretto per gli effetti di calendario e quello grezzo, che rappresenta ciò che effettivamente è stato, senza ‘depurazioni’.

L’anno scorso la festività, cadendo a fine marzo, spiega l’Istat, ha avuto ricadute su entrambi i mesi, ovvero sia su marzo che aprile. Quest’anno invece gli effetti si sono spalmati solo su aprile. Ciò ha nei fatti dimezzato l’effetto positivo della Pasqua.

 

 

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