L’Italia dai conti pubblici in rosso, è quinta nella classifica europea con la Francia

Un 2009 davvero nero per i conti pubblici italiani. La caduta del prodotto interno lordo ha peggiorato tutti gli aggregati delle pubbliche amministrazioni. La spesa è schizzata al 52,5% e soprattutto la pressione fiscale ha toccato un livello record: mai così alta dal 1997, l’anno dell’Eurotassa.  E’ quanto risulta dai dati diffusi lunedì dall’Istat che ha fornito informazioni dettagliate sui conti economici e i principali aggregati annuali del settore delle amministrazioni pubbliche. Il dato che più desta allarme è quello del peso di tasse e contributi sull’economia: l’Italia dal 2008 al 2009 ha scalato due posizioni nella classifica Ue, collocandosi al quinto posto sui 27 paesi dell’Unione per la pressione fiscale.

Ai primissimi posti figurano i ‘soliti’ Paesi scandinavi, ”i piu’ evoluti sistemi di welfare – come ricorda lo stesso istituto di statistica – che hanno storicamente richiesto un maggiore ricorso alla fiscalita’ generale”. Poi ci sono Belgio e Austria, anche questi tradizionalmente Paesi dalla fiscalità alta e poi, con lo stesso livello di peso di tasse, al 43,2%, Italia e Francia. Nel 2008, oltre a questi Paesi, ad avere una pressione fiscale più alta dell’Italia c’erano anche la Finlandia e la stessa Francia.

Ma il 43,2% è secondo i Commercialisti addirittura un dato al ribasso: ”Italia nè quinta, nè settima, ma sempre e invariabilmente prima – dicono – o quanto meno sul podio, se si considera il dato della pressione fiscale riferito al Pil depurato dalla componente di economia sommersa stimata, ossia di economia che, per definizione, le tasse non le paga. La pressione fiscale reale in Italia è al 51,6% nel 2009”, rilevano gli intermediari del fisco.

Per la Cgia di Mestre la pressione reale è al 52%. I sindacati e imprenditori chiedono di avviare subito il tavolo per la riforma fiscale: ”Il livello ormai insostenibile di evasione fiscale – dice il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli – determina un’iniqua ed inefficiente distribuzione del carico fiscale di cui fanno le spese soprattutto lavoratori dipendenti, pensionati e imprenditori onesti”.

La Cgil chiede ”una tassa sulle transazioni finanziarie” perchè, rileva il presidente dell’Ires Agostino Megale, ”i salari dei lavoratori italiani continuano ad esser i piu’ tassati d’Europa”. Dato confermato sempre lunedì da Eurostat: secondo l’istituto di statistiche europee infatti l’Italia, anche nel 2008, è il Paese Ue dove è più alto il carico fiscale sul lavoro. Chiede un tavolo anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che solo la scorsa settimana aveva puntato l’indice contro l’alta pressione fiscale in Italia. L’opposizione attacca il governo. Se per Felice Belisario di Idv ”sarà inevitabile un’ulteriore manovra correttiva in corso d’anno”, per il senatore del Pd, Paolo Giaretta il governo Berlusconi ”ha portato la pressione fiscale al record della storia del nostro Paese”.

Dai dati Istat emerge un dato negativo anche per la spesa pubblica che nel 2009 ha sfiorato gli 800 miliardi di euro e ha superato, in valori percentuali, oltre la metà del prodotto interno lordo, tornando ad un ‘peso’ che era tale solo negli anni Novanta. La spesa pubblica totale lo scorso anno è stata per la precisione pari a 798,854 miliardi di euro: da sola assorbe il 52,5% del Pil, cioè della ricchezza prodotta dalla nazione in un anno. Risulta così in crescita, in rapporto al prodotto interno lordo, per il terzo anno consecutivo. Per tornare ad un peso tale sull’economia, oltre la metà della ricchezza prodotta in Italia, bisogna tornare al 1996 quando il rapporto spesa-Pil era al 52,6% (ma nel ’93 era arrivato anche al 56,6%). Come in tutta Europa nel 2009 hanno pesato i costi anti-crisi, soprattutto degli ammortizzatori sociali.

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