MILANO – Italia poco sotto quota 520, la Spagna “vede” 630: lo spread sale, non bastano le rassicurazioni europee. E hai voglia a parlare di Fondo Salva Stati, di Scudo Anti Spread, di “mercati da calmierare”. La febbre italo-spagnola diventa sempre più forte, e tocca temperature da “fine berlusconismo”. Anche se si tratta di economia “virtuale”, visto che il governo di Mario Monti ha bloccato l’emissione di titoli di Stato fino a settembre. Ma, quando Berlusconi annunciò le dimissioni dalla presidenza del Consiglio, lo spread italiano schizzò a 575. Non siamo più così lontani.
Il 23 luglio sembra solo un’altra tappa verso il buio per i titoli di Stato italiani e spagnoli: e il differenziale col solido Bund tedesco raggiunge livelli finora inarrivati. In mattinata il differenziale tra Btp e Bund tocca i 530 punti. Il differenziale tra Bonos e Bund è addirittura andato oltre, arrivando a 640. Roba da Grecia, appunto.
In apertura di seduta, il differenziale tra i titoli decennali italiani schizza subito oltre quota 520, in forte aumento rispetto ai 500 punti della chiusura di venerdì 20 luglio. I bonos spagnoli prendevano subito il volo: alle 8,30 erano già a 614 punti con un rendimento ben sopra la soglia “di non ritorno” del 7%.
A metà mattinata il momento peggiore con lo spread italiano che sfiora i 530 e quello spagnolo che infrange ogni record. All’ora di pranzo un lieve calo. Poi intorno alle 16,30, in vista della chiusura dei mercati, lo spread italiano “rientrava” a quota 517, fino a chiudere a quota 516. Quello spagnolo continuava tranquillamente a veleggiare oltre i 630 punti, a 633 per l’esattezza.
Le rassicurazioni dell’Europa.
L’Unione Europea, una volta sentita la “puzza di bruciato” degli spread che continuavano a “scottare”, ha provato a tranquillizzare i mercati dicendo che non c’era da preoccuparsi più di tanto: “Abbiamo gli strumenti in piedi”.
A cosa si riferiva la fonte della Commissione europea? Al fondo salva-Stati Efsf e alla possibilità di acquistare titoli dei Paesi in difficoltà.
Spagna
In Spagna, la lista delle regioni a rischio default cresce insieme all’intensità e al numero delle persone che protestano per i tagli. Ma i soldi della Bce servono: senza il Paese sarebbe già in default.
Grecia
Secondo il settimanale tedesco Spiegel il Fondo Monetario Internazionale avrebbe deciso di sospendere gli aiuti per la Grecia. La notizia è naturalmente ufficiosa, ma la fonte (uno dei più autorevoli giornali tedeschi) sembra abbastanza attendibile. Secondo lo Spiegel, che cita “fonti Ue” sarebbe chiaro che la Grecia non riuscirà a tenere fede al piano di riforme concordato con la Troika “per ridurre il deficit del Paese entro i termini stabiliti al 120% del Pil entro il 2020”. In questo contesto, spiega lo Spiegel, è altrettanto improbabile che Atene riesca a restituire alla Bce i 3,8 miliardi in scadenza il 20 agosto.