Italiani evasori? I tedeschi non scherzano: scandalo fiscale fa tremare Germania

BERLINO – Italiani evasori? I tedeschi non scherzano. La Germania teme enormi perdite a causa di uno scandalo fiscale che, si ritiene, sia il più grande nella storia tedesca dal dopoguerra. Un gruppo internazionale di banchieri, avvocati e agenti di cambio, che come riferito da BBC.com avevano collegamenti con Londra, sembra aver sfruttato il sistema fiscale, utilizzando metodi che nella migliore delle ipotesi sono poco etici e nella peggiore, illegali.

Sostanzialmente, potrebbero aver privato lo Stato di quasi 32 miliardi di euro. Come argutamente notato dall’emittente tedesca ARD, la somma sarebbe stata pagata per la riparazione di molte scuole e ponti. Il quotidiano Die Zeit aggiunge che la somma sarebbe ben più di quella utile a coprire, per un anno, il costo del flusso dei rifugiati.

I procuratori hanno indagato per qualche tempo. E a poco a poco è emerso che un’evasione fiscale su larga scala stava avvenendo proprio sotto il naso delle autorità. E in alcuni casi è stato chiuso un occhio sui metodi impiegati dagli evasori, per rastrellare una fortuna, ma di quelli di alcune banche più grandi del Paese e aziende rispettate.

Non è possibile conoscere la piena portata dei metodi, scrive BBC.com, poiché in gran parte riguardano machiavelliche transazioni, che i media tedeschi dividono in due tipi. Nel primo tipo, le banche e gli agenti di borsa tedeschi hanno acquistato e venduto azioni per gli investitori stranieri così da consentire loro di richiedere un rimborso fiscale del quale non potevano beneficiare. E ciò mette in discussione la liceità della prassi.

Nel secondo tipo (una variante più complessa), gli investitori e le banche hanno acquistato e venduto azioni immediatamente prima e subito dopo il pagamento dei dividendi. Grazie a un po’ di documenti cartacei creativi e sfruttando una procedura che consente a più persone, o istituti, di possedere contemporaneamente una quota, hanno potuto richiedere numerosi rimborsi fiscali. Dal 2012 è una prassi illegale.

I procuratori tedeschi stanno indagando su una serie di banche e persone. Nel frattempo, anche un gruppo di giornalisti tedeschi ha indagato, lavorato in collaborazione con un esperto dell’Università di Mannheim.

Le loro indagini, diffuse giovedì sera, rivelano che nonostante un avvertimento del Commissario di Stato, August Schäfer, nel 1992 e la testimonianza di cinque informatori, le pratiche sono andate avanti e diventate più numerose. Hanno coinvolto 40 banche tedesche e numerosi altri istituti finanziari in tutto il mondo. E, come rivelano i giornalisti tedeschi, a denunciare la pratica non è stata un’autorità nazionale, un ministro delle finanze o un sistema giudiziario.

E’ stata invece, una giovane assistente amministrativa dell’ufficio delle imposte centrale della Germania: aveva notato che riceveva richieste per enormi sconti fiscali da un unico fondo di pensione statunitense. Anna Schablonski (uno pseudonimo) ha scavato ulteriormente e, nonostante le minacce, ha cominciato a scoprire altri casi. Rimane modesta sul suo ruolo, anche se 30 colleghi ora hanno lo specifico compito di tentare di recuperare alcune delle somme evase e i procuratori stanno istruito i loro casi contro quanti sono stati ritenuti implicati.

Non vuole essere considerata un’eroina, afferma la giovane assistente amministrativa, ha fatto soltanto il suo dovere.

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