Affermare che gli italiani pagano poche tasse o le evadono del tutto è solo un vecchio cliché? Cosa dice una recente analisi.
Il report dell’Osservatorio Itinerari previdenziali è stato appena presentato alla Camera dei Deputati. Il documento che analizza le entrate fiscali e il finanziamento del welfare italiano mostra una situazione davvero preoccupante… Il sistema fiscale italiano è così complesso e talvolta nebuloso da spaventare anche gli analisti. Per capire se nel nostro Paese si pagano le tasse, bisogna prima cercare di mettersi d’accordo: quale tassazione vogliamo prendere in esame? Tasse sui consumi? Contributi previdenziali? Tasse comunali? IMU? IRPEF, IRAP, IRES o IVA?
Tante persone versano in condizioni di palese difficoltà e ogni mese devono lanciare la monetina per capire se è meglio pagare le tasse o il mutuo, allargarsi un po’ con la spesa o mettere da parte qualche euro in previsione della dichiarazione dei redditi. Ma è pur vero che l’evasione fiscale è un problema persistente nel nostro Paese. Da anni le stime indicano che una parte considerevole del PIL sfugge alla tassazione.
E c’è pure chi sostiene che, quando nessuno controllava, le cose andavano molto meglio: con il nero imperante e palese, l’economia girava e, almeno per il comune sentire, era più facile tirare avanti. E pazienza se, senza tasse, la cosa pubblica era costretta a indebitarsi e a offrire servizi sempre più scadenti. La percezione di inefficienza nella spesa pubblica è diventata presto una scusa per continuare a evadere, mentre la cultura dominante ha seguitato a mostrare atteggiamenti di sostanziale tolleranza verso l’evasione totale.
Soltanto negli ultimi anni i Governi italiani, su spinta dell’UE, hanno provato a intensificare gli sforzi per combattere l’evasione fiscale attraverso misure come l’uso di tecnologie avanzate per il monitoraggio delle transazioni e l’introduzione di sanzioni più severe. A tal proposito il report stilato del Centro studi Itinerari Previdenziali rispetto al 2022 ritorna a mostrare gli italiani come contribuenti che pagano poche tasse, o non ne pagano affatto.
Il report firmato dall’Osservatorio Itinerari previdenziali ha messo in luce una crescita dell’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche che varia in base al reddito del contribuente. Il gettito dell’imposta è cresciuto del 6,3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 189,31 miliardi di euro. Ma a inquietare è la distribuzione del carico fiscale. Più del 45% degli italiani non ha redditi. Di conseguenza o vive a carico di qualcuno o evade tutte le tasse. Così, quasi il 76% dell’IRPEF è pagato da circa 10 milioni di contribuenti, mentre il resto della nazione (quindi 32 milioni contribuenti) ne paga solo il 24% circa.
Nonostante il miglioramento del PIL e dell’occupazione, il sistema di protezione sociale continua a essere finanziariamente sostenibile solo grazie a una ristretta minoranza di contribuenti. Ecco cosa afferma l’analisi. Inoltre, la spesa per il welfare più che raddoppiata dal 2008 al 2022.
Ma sono pochi, troppo pochi (circa il 5% degli italiani) coloro che presentano la dichiarazione dei redditi. Da soli pagano quasi la metà delle tasse incassate dallo stato. E sono proprio coloro che in questi anni non hanno goduto di alcun tipo di agevolazione fiscale. Sono coloro che dichiarano più 55.000 euro e che ora, nel caso di superamento della soglia dei 75.000, riceveranno un ulteriore aumento di pressione fiscale. L’anno scorso, solo 6 milioni di italiani hanno dichiarato di guadagnare più di 35.000 euro, tra cui si contano 1,6 milioni nella fascia tra i 55.000 e i 100.000 euro. E 650.000 persone fisiche (l’1,5% dei contribuenti) hanno dichiarato un reddito superiore ai 100.000 euro.