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Fisco. Allo studio l’aumento dell’Iva dell’1%

di Maria Elena Perrero |10 Giugno 2011 9:49

ROMA – Iva aumentata dell’1 per cento per due aliquote, quella del 20 per cento e quella agevolata del 10 per cento: sarebbe una delle misure presenti nella riforma fiscale, tesa comunque, ricorda Dino Pesole sul Sole 24 Ore, al riequilibrio del prelievo dalle imposte dirette alle indirette (“dalle persone alle cose”) e al riordino delle agevolazioni che portano via una gran parte di gettito.

Il gettito derivante dall’aumento dell’Iva (l’imposta sul valore aggiunto) permetterebbe la riduzione dell’Irpef (l’imposta sui redditi delle persone fisiche), avviando allo stesso tempo un tentativo di quoziente familiare, e dell’Irap (l’imposta regionale sulla attività produttive).

In particolare il primo scaglione dell’Irpef (quello che riguarda i redditi fino a 15mila euro) verrebbe ridotto dal 23 al 20 per cento, e forse la stessa riduzione avverrebbe per il prelievo sulle rendite finanziarie, anch’esso allineato così al 20 per cento.

Le cifre in questione, scrive Pesole, superano i 10 miliardi. Ma ogni intervento, anche se in legge delega, e quindi solo suggerito per i successivi decreti legislativi, dovrà essere concordato con l’Unione Europea, dal momento che l’Iva è un’imposta europea.

Al momento in Italia l’aliquota media Iva è del 15 per cento. Nel 2010 il gettito dall’Iva netta è stato di 96 miliardi, ben inferiore a quello potenziale a causa dell’evasione: basti considerare che il 51 per cento dei contribuenti Iva dichiara meno di 15mila euro, e il 19 per cento non arriva a 35mila euro. La classe intermedia è composta solo dal 30 per cento dei contribuenti: se si portasse l’aliquota implicita al livello medio europeo (+0,9 punti di aliquota), il gettito totale crescerebbe di circa 5 miliardi.

Alla fine, quando la riforma entrerà a regime, non prima del 2013, potrà anche non essere a totale invarianza di gettito, rendendo percepibile la riduzione del carico fiscale sui redditi medio-bassi. Bisognerà però vigilare sul possibile impatto su consumi e inflazione.

Quel che però più importa a Bruxelles è che nel 2014 si raggiunga una posizione di sostanziale pareggio di bilancio (“close to balance”), con la riduzione del deficit e del debito.

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