Jobs act: mezzo milione di nuovi occupati in otto mesi del 2016. Inps però…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Ottobre 2016 - 07:08 OLTRE 6 MESI FA
Jobs act: calo assunzioni stabili (-33%), aumento licenziamenti

Jobs act: calo assunzioni stabili (-33%), aumento licenziamenti

ROMA – Jobs act: crescono ancora gli occupati, sono mezzo milione in più, ma i giornali scrivono il contrario:

“Nei primi otto mesi del 2016, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +703.000, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+813.000) e superiore a quello registrato nei primi otto mesi del 2014 (+540.000). Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) ad agosto 2016 risulta positivo e pari a +514.000, compresi i rapporti stagionali. Il risultato positivo è interamente imputabile al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annualizzato ad agosto 2016 è pari a +518.000”.

Queste sono parole dell’ Inps, in un documento ufficiale del suo Osservatorio sul precariato. Come questo dato positivo si sia trasformato in un un annuncio di catastrofe è un piccolo capolavoro di disinformazione o meglio di deformazione della realtà.

Colpa dell’Inps? Il documento è chiaro basta leggere l’attacco riportato qui sopra e non ci sono dubbi. Ma quello che è uscito sulle agenzie di stampa, Ansa e Agi in prima fila, capovolge letteralmente la percezione della realtà.

Certo, la spinta iniziale registrata nei primi mesi del 2015, dopo l’entrata in vigore del Jobs Act, si è attenuata. Ma ce ne passa, da qui al lanciare un allarme, come hanno fatto Repubblica, la Stampa e un po’ tutti i giornali e le agenzie.

Altro allarme è quello dei licenziamenti disciplinari. Si dovrebbe poter dire: era ora, ma non è così, come lo stesso presidente dell’ Inps, Tito Boeri, ha dovuto sottolineare, forse per evitare di essere travolto:

Ecco la notizia della agenzia di stampa Agi:

“I licenziamenti registrati nel 2016 sono in crescita rispetto al 2015, ma sono agli stessi livelli rispetto al 2014. Lo ha puntualizzato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, commentando i dati resi noti dall’istituto. “I dati – ha detto durante un convegno sulle pensioni organizzato all’Università Bocconi – resi pubblici per la prima volta dicono che c’è stato nel 2016 una crescita dei licenziamenti rispetto al 2015, ma che sono agli stessi livelli del 2015. Dicono che il Jobs Act ha aumentato i licenziamenti, ma la legge c’era già ne 2015”. Boeri ha riconosciuto che il Jobs act e il contratto a tutele crescenti “sono misure che hanno migliorato le cose, con l’aumento dei contratti a tempo indeterminato”.

 

In 8 mesi 3,8 milioni di assunzioni stabili. Le assunzioni di datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Nel complesso delle assunzioni sono comprese anche le assunzioni stagionali (447.000).

Il calo si spiega e va considerato, scrive l’Inps,

“in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni”.

 

In 8 mesi 46.255 licenziamenti disciplinari, +28%. Nei primi otto mesi del 2016 crescono i licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato passando da 290.556 a 304.437, ma aumentano soprattutto i licenziamenti cosiddetti “disciplinari”, ovvero quelli per giusta causa e giustificato motivo. Negli otto mesi del 2016 sono passati dai 36.048 dello stesso periodo del 2015 a 46.255 (+28%). Per coloro che sono stati assunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs act a partire dal marzo 2015, sono cambiate le sanzioni in caso di licenziamento ingiusto, con la sostanziale cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi con l’impossibilità della reintegra nel posto di lavoro.