Jobs Act, Inps fa i conti: più 36% i contratti fissi. Ora 40% è lavoro stabile

Jobs Act, Inps fa i conti: più 36% i contratti fissi. Ora 40% è lavoro stabile
Matteo Renzi e Giuliano Poletti

ROMA – Nel 2015 il numero dei contratti di lavoro nel settore privato a tempo indeterminato è cresciuto del 36 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più contratti a tempo indeterminato, molti più contratti di questo tipo hanno portato la percentuale complessiva di coloro che vengono assunti e lavorano con contratti non a scadenza al 40,8 per cento. L’anno scorso era del 33,6 per cento.

Dunque, dati comunicati dall’Inps, nella prima metà del 2015, cioè nei mesi in cui sul mercato del lavoro sono arrivati sia gli effetti della legge di Stabilità (sgravi contributivi per gli assunti), sia gli effetti del Jobs Act è enormemente cresciuto il numero di coloro che escono dalla precarietà. In grandissima parte non sono nuovi posti di lavoro ma è occupazione precaria e saltuaria che diventa stabile. In un paese che era arrivato a non avere più del 25 per cento dei contratti di lavoro relativamente recenti a tempo indeterminato, in un paese dove tre volte su quattro si dava lavoro a tempo determinato e a scadenza, avere oggi quasi il 41% dei contratti stabili è aver cambiato uno dei connotati del mercato del lavoro italiano.

E anche i connotati della condizione di vita dei lavoratori interessati. Il bilancio numerico dei primi mesi del Jobs Act e dei suoi fratelli l’ha fatto l’Inps, il bilancio socio economico è posti di lavoro nuovi pochi se non pochissimi ma precarietà in decisa e massiccia ritirata. Se il secondo semestre 2015 dovesse portare anche nuova occupazione, allora il bilancio sarebbe positivo in tutte le “materie” della nuova legislazione sul lavoro.

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