Jobs act, Poletti: “Non ci sarà contributo di solidarietà dalle imprese”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2015 - 17:18 OLTRE 6 MESI FA
poletti

Poletti (LaPresse)

ROMA – Non ci saranno clausole di salvaguardia a corollario del decreto di riordino dei contratti di lavoro. Una piccola aggiunta che avrebbe portato alla situazione paradossale di chiedere un contributo di solidarietà a carico delle imprese, per cautelarsi dagli eventuali costi eccessivi legati a un numero elevato di stabilizzazioni di contratti precari.

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha detto che “vale 16 milioni” e che sarà smontata. Intervenendo a L’Intervista di Maria Latella, su SkyTg24, Poletti ha spiegato: “Le risorse sono largamente abbondanti, figuriamoci se non smontiamo una clausola da 16 milioni visto che stiamo studiando un Def dove ne smonteremo una da 16 miliardi per scongiurare l’aumento Iva”. Il ministro si è preso la responsabilità della misura che “viene introdotta quando ci sono previsioni incerte”.

La norma, di cui ha scritto il Sole 24 Ore, è stata voluta dalla Ragioneria dello Stato. La ragione è che nella Legge di Stabilità, insieme alla decontribuzione delle nuove assunzioni, si è stimata la conversione di 37mila collaboratori in assunti stabili. Con il riordino dei contratti, si è detto che dal 1° gennaio prossimo si considereranno lavoratori subordinati anche i co.co.co che in realtà hanno collaborazioni continuative, cioè i collaboratori “fasulli”. Si sono stanziate nuove risorse per la decontribuzione e si è stimato che 20mila ulteriori contratti potrebbero essere stabilizzati, con minori entrate contributive.

Alla fine, però, la Ragioneria ha avuto il dubbio che i soldi finora postati possano non bastare e ha chiesto un paracadute per i conti pubblici. Se si aprisse, si rischierebbe di essere nella situazione paradossale di decontribuire il lavoro, ma chiedere d’altra parte un contributo straordinario alle imprese per finanziare quella misura. Tutto ciò, visto l’impegno di Poletti, non dovrebbe accadere.