USA, NEW YORK – La Cina e il sostegno del G20 alle sue politiche alla prova dei mercati, sui quali pesa l’incertezza delle prossime mosse della Fed. Janet Yellen & Co. si riuniranno il prossimo 16-17 settembre: una data cruciale che potrebbe segnare la fine dell’era dei tassi zero, con il primo aumento dal 2006.
L’incertezza pero’ resta: i dati sul mercato del lavoro americano non hanno offerto un quadro chiaro e in gioco c’e’ la credibilita’ della Fed, che da mesi ribadisce la sua intenzione di voler aumentare i tassi.
Le tensioni sui mercati con la svalutazione dello yuan hanno pero’ messo in dubbio la decisione, aumentando la loro volatilita’. Le borse cinesi riaprono lunedi’ dopo le festivita’ nazionali e dopo le rassicurazioni offerte ai ministri finanziari e ai banchieri centrali del G20 ad Ankara. Ammettendo che la bolla e’ scoppiata, il governatore della banca centrale cinese Zhou Xiaochuan ha cercato di allentare le tensioni e i timori seguiti alla decisione dell11 agosto di svalutare lo yuan.
”Al momento il tasso di cambio dello yuan contro il dollaro si sta stabilizzando, la correzione sui mercati azionari e’ quasi finita e i mercati finanziari mostrano la speranza di stabilizzarsi”, ha detto Zhou al G20. I ministri finanziari e i governatori gli hanno dato credito e appoggiato la tesi di Pechino sul fatto che la svalutazione dello yuan e’ un passo verso un tasso di cambio determinato dal mercato.
”Non c’e’ base per un deprezzamento di lungo termine”, ha detto. Le rassicurazioni cinesi ora sono alla prova delle Borse, che hanno letto nella svalutazione il rallentamento della crescita della Cina, la seconda economia al mondo. La svalutazione ha innescato una fuga dai Paesi emergenti e causato un crollo delle loro valute, tanto da far temere una crisi finanziaria asiatica come quella del 1998.
Ad aumentare la volatilita’ e’ anche l’incertezza sulla Fed. Alla riunione mancano due settimane e sono in calendario una serie di dati importanti, fra i quali l’inflazione, che resta al di sotto dell’obiettivo del 2% della Fed. Ma gli investitori sono rimasti delusi dai dati sul mercato del lavoro, che non hanno offerta chiarezza sulle prossime mosse della Fed.
Il tasso di disoccupazione e’ sceso al 5,1%, ai minimi dall’aprile 2008 e in linea con quello che la Fed ritiene piena occupazione. I posti di lavoro creati pero’ sono stati sotto le attese, alimentando i dubbi delle colombe e appoggiando chi ritiene che si possa ancora attendere per un aumento dei tassi.