La conoscenza della legge sulla sicurezza sul lavoro in Italia è molto diffusa ma sta diminuendo: nel 2018 il 95,4% degli addetti totali in Italia ne era a conoscenza mentre la quota nel 2023 è scesa al 79,8%, con una dinamica che, relativamente alla sola metalmeccanica, è passata dal 95,8% all’81,9%. E’ uno dei molti aspetti in una ricerca curata dal sociologo Daniele Marini e alla quale ha collaborato Irene Lovato Menin per l’editore Marsilio, dal titolo “L’avvento del light working. Come cambiano lavoro, lavoratori e imprese”.
Un dato, quello della conoscenza della legge sulla sicurezza sul lavoro, da non sottovalutare viste le numerose morti sul lavoro che ancora si registrano nel nostro Paese.
L’indagine è stata eseguita su un campione di circa mille lavoratori su base nazionale su dati Community Research&Analysis. In particolare, rilevano i ricercatori, “sono le giovani generazioni ad avere una minore consapevolezza (73,6% fino a 34 anni), rispetto ai più adulti (86,4% oltre 55 anni), chi ha un basso titolo di studio (68,9%) e svolge una mansione esecutiva (74,7%), chi è occupato nelle imprese di più piccola dimensione (74,7%, fino a 49 addetti). Intercettando un’ampia maggioranza di soggetti convinti che prevenzione e informazione siano fondamentali, l’indagine pone in evidenza tuttavia che per il 50,1% di essi “esiste una correlazione fra il comportamento al di fuori dei luoghi di lavoro e quello all’interno dell’impresa” nel senso che “chi ha una propensione al rischio o è poco prudente anche negli altri ambienti di vita, si dimostrerà altrettanto coerente con un simile orientamento sul lavoro.
Più della metà dei lavoratori metalmeccanici (58%), ma molto meno fra i lavoratori in generale (44,9%) – si legge ancora nello studio – ritiene che gli incidenti vedano coinvolti più frequentemente colleghi la cui professionalità è scarsa”. Un ultimo aspetto fra i più rilevanti riguarda l’atteggiamento verso le norme antinfortunistiche, che sarebbero “da tenere in considerazione ma non oltre una certa soglia, perché affaticano il modo di lavorare” per il 45,4% dei lavoratori metalmeccanici. Così sembrano pensare maggiormente i maschi, i lavoratori con un basso titolo di studio, chi ha un contratto di lavoro flessibile e i lavoratori del Nord Est.
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