La Corte dei Conti: "I furbetti del condono si sono tenuti 4,2 miliardi, quanto una manovra finanziaria"

ROMA – Hanno aderito al condono fiscale, ottenendone i benefici pagando solo la prima rata, poi una volta estinta la 'lite' con il Fisco, non hanno più versato nulla. E alcuni ''non propriamente ignari'', si sono organizzati poi per risultare 'incapienti', impedendo di fatto allo Stato di recuperare le somme relative alla sanatoria.

Sono 'i furbetti' del condono che, scovati dalla Corte dei Conti, devono ancora versare nelle casse dello Stato 4,2 miliardi di euro, cioè una cifra che consentirebbe di coprire l'intera manovra di mantenimento dei conti pubblici per il 2011 e avere anche un miliardo in più.

La magistratura contabile mette comunque in guardia: attenzione a non aiutare i furbetti non estendendo anche loro la norma che limita la possibilità di porre ipoteche ma al di sopra di debiti con l'amministrazione di 20.000 euro. Il decreto però è sostanzialmente 'blindato' alla Camera in attesa del voto di fiducia e nel testo attuale non esiste una fattispecie di contribuenti esclusa dalla norma segnalata dalla Corte.

A distanza di anni – spiega la magistratura contabile – rimane ancora rilevante, pari a 4,2 miliardi di euro, il credito dello Stato verso chi ha utilizzato le diverse sanatorie previste nel 2003-2004. Hanno rateizzato gli importi senza poi versarli. A fronte del carico lordo iniziale da riscuotere, aumentato per interessi e sanzione a circa 6,3 miliardi, erano stati disposti sgravi per un ammontare complessivo di 1,192 miliardi, con conseguente attestazione del carico netto da riscuotere a circa 5,117 miliardi di euro. A fine dicembre 2010 risultavano riscossi circa 910 milioni di euro, che rappresentano il 17,8% del carico netto. Rimangono pertanto da riscuotere circa 4,207 miliardi.

La Corte rileva come per l'anno 2010 si nota una diversa e minore capacità di riscossione rispetto alle previsioni che non hanno beneficiato neppure di importi aggiuntivi rispetto alle previsioni di recupero ordinario. La proiezione nel tempo della definitiva riscossione, ai ritmi attuali, pone un orizzonte (teorico) di circa dodici anni: una durata di tempo inaccettabilmente lunga, anche in considerazione del fatto che la letteratura sull'istituto dei condoni individua, tra i motivi giustificativi della loro adozione un'accelerazione del gettito nel breve periodo.

Per quanto riguarda il decreto Sviluppo la Corte dei Conti segnala ''la possibilita' che, in sede di conversione l'ipoteca venga limitata ai crediti superiori ai 20.000 euro. E' auspicabile che tale modifica non riguardi la fattispecie delle rate da condono non versate''. Va inoltre ricordata la previsione in forza della quale: ''per le entrate tributarie dello Stato l'ufficio, qualora venga a conoscenza di nuovi elementi reddituali o patrimoniali riferibili allo stesso soggetto, può reiscrivere a ruolo le somme gia' discaricate, purche' non sia decorso il termine di prescrizione decennale''..

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