L’auto elettrica è stata spesso presentata come il futuro della mobilità: zero emissioni, tre volte più efficiente rispetto ai veicoli tradizionali e con minori costi di manutenzione. Inoltre, i vantaggi includono anche la riduzione delle accise sul carburante. Tuttavia, nonostante l’urgenza di ridurre l’inquinamento, l’adozione di massa delle auto elettriche stenta a decollare. Il problema principale resta il prezzo: un’utilitaria elettrica può costare tra i 30.000 e i 37.000 euro, una cifra ben al di sopra delle possibilità del consumatore medio italiano, che può permettersi una spesa di circa 8.000 euro. Questo porta molti a scegliere auto più inquinanti, spesso di classe Euro 4 o inferiore. In Italia, ci sono circa 15 milioni di veicoli di questo tipo ancora in circolazione, contribuendo significativamente all’aumento dei livelli di polveri sottili.
La crisi di Northvolt: un segnale preoccupante per l’industria delle batterie
Anche le aziende leader nel settore delle batterie per auto elettriche stanno affrontando sfide significative. Northvolt, una delle prime aziende a lanciare una gigafactory in Europa, sta attraversando un periodo di crisi. Fondata nel 2016 da Paolo Cerruti e Peter Carlsson, Northvolt aveva inizialmente attratto investimenti significativi, tra cui 2,75 miliardi di dollari da parte di Volkswagen e Goldman Sachs. Tuttavia, la situazione è cambiata radicalmente: l’azienda ha recentemente annunciato pesanti tagli alla forza lavoro, segnale di una crisi più ampia nell’industria delle batterie elettriche. Circa 1.000 dipendenti perderanno il lavoro nello stabilimento di Skelleftea, in Svezia, mentre altri 600 posti saranno tagliati in altre parti del Paese.
Il crollo delle vendite di auto elettriche e il futuro di Northvolt
Il calo delle immatricolazioni di auto elettriche in tutta Europa, con l’Italia tra i mercati più colpiti, ha messo in difficoltà aziende come Northvolt, che contavano su una crescita sostenuta della domanda. La mega-fabbrica di Skelleftea avrebbe dovuto aggiungere 30 gigawattora di capacità produttiva, sufficienti per alimentare circa 500.000 veicoli all’anno, ma l’espansione è ora sospesa. Northvolt aveva ordini per 26,5 miliardi di euro da aziende come Volkswagen e Bmw, ma l’attuale crisi ha rallentato questi progetti ambiziosi. Per affrontare il deterioramento della situazione finanziaria, Northvolt ha incaricato la banca d’investimento PJT Partners di esplorare vari scenari di ripresa, mentre si registrano ritardi anche nella costruzione della gigafactory da 7 miliardi di dollari in Quebec.