La Germania sta perdendo la pazienza e il suo ministro delle Finanze, Wolfang Schaeuble, ha pronunciato la parola finora tabù: espulsione. Espulsione dall’euro per chi viola gli impegni di bilancio. Non per chi “sfora” il deficit a suo tempo previsto dal patto di stabilità monetaria, in questa condizione sono oggi tutti gli Stati europei, Germania compresa. E neanche per chi ha incrementato il debito pubblico, cosa che tutti i governi hanno fatto come misura anti crisi. Ma “espulsione” per chi non si dà, non accetta e non rispetta il piano di rientro dal deficit e dal debito. Condizione in cui può trovarsi già oggi la Grecia e domani il Portogallo, dopo domani perfino l’Italia.
«Abbiamo bisogno di regole più stringenti – dice il ministro – e questo significa che, in caso di emergenza, sia possibile espellere dall’area euro un paese che non abbia messo in ordine i suoi conti pubblici». Espulsione e non “sanzioni”: un salto d qualità verbale che è anche e soprattutto politico. La Germania ha addirittura in Costituzione un vincolo anti debito e deficit e l’elettorato e la società tedeschi hanno a suo tempo accettato l’euro a condizione che avesse almeno la stabilità del marco. Ora la Germania dice ad alta voce di non essere disposta a inseguire i paesi che subito, già dal 2011, non cominciano a “rientrare” dal debito. La “campana tedesca” suona anche per l’Italia che viaggia verso un debito pari al 117 del Pil.
La dichiarazione del ministro tedesco arriva nella giornata in cui l’Ecofin sta discutendo le misure di sostegno alla Grecia. Ovvero nel giorno in cui, per la prima volta, a Bruxelles i ministri finanziari dell’Eurogruppo discuteranno del meccanismo di soccorso da attivare qualora la Grecia ritenesse di dover battere cassa per sopravvenuta impossibilità di rifinanziarsi adeguatamente sui mercati. Si parla dunque alla “nuora” greca perchè ogni “suocera” europea intenda, compresa quella italiana.
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